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Una via d’uscita per le banche italiane?

Il 29 luglio saranno pubblicati i risultati degli stress test. Un mix di fattori politici, economici e finanziari possono portare ad esiti opposti. Ma le riforme non devono essere rimandate. A dirlo è un recente report di Morningstar.

Sara Silano 13/07/2016 | 14:46
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Dopo Brexit, sarà il sistema bancario italiano la prossima mina ad esplodere sui mercati finanziari europei? Per gli analisti di Morningstar, che in un report del 12 luglio fanno un’analisi della situazione a pochi giorni dai risultati degli stress test del 29 luglio, il quadro è complesso, ma le riforme stanno finalmente arrivando, anche se a caro prezzo.

“La Brexit ha introdotto dei rischi”, dice Stephen Ellis, autore del report, “tuttavia ha dato un incentivo alle banche italiane per intraprendere azioni immediate per risolvere i loro problemi. Le riforme proposte recentemente, come la costituzione del fondo Atlante, il riconoscimento della necessità di cambiamento da parte di alcuni istituti (ad esempio, Unicredit) possono creare opportunità di investimento”.

Un mix di fattori politici, economici e finanziari possono portare ad esiti completamente opposti. L’incertezza, insieme alle preoccupazioni per la solidità dell’Unione europea, hanno pesato duramente sulle quotazioni dei titoli bancari italiani nelle ultime settimane. Da inizio anno, l’indice Ftse Italia AllShare bank ha perso oltre il 50%.

Un debole quadro macro
Dal punto di vista politico, non ci sono solo i proclami di alcuni partiti per uscire dall’euro, ma anche il referendum costituzionale di quest’autunno. Se le riforme non passeranno, Matteo Renzi ha dichiarato più volte di volersi dimettere da presidente del consiglio e ciò genera instabilità politica, che si ripercuote sui mercati. Il quadro macro, poi, è molto debole. “Il Prodotto interno lordo (Pil) non ha ancora recuperato i livelli del 2008”, dice Ellis, “Il Pil reale pro-capite è inferiore a quello del 1999 e il sistema bancario è piccolo a confronto con la Germania o la Francia. Per contro il debito pubblico rappresenta il 130% del Pil, riducendo le possibilità di stimolo all’economia da parte del governo”.

Stress test
In questo contesto, si innestano le difficoltà delle banche, sia di redditività sia patrimoniali. Si stima che le sofferenze (Non performing loan) ammontino a 340 miliardi di euro , pari a circa il 18% del patrimonio del sistema (è importante, però, ricordare che il livello netto è molto più basso in quanto gli accantonamenti sono già consistenti). Per oltre l’80% si tratta di prestiti alle imprese. Secondo gli analisti, il picco è stato toccato ed è prevedibile una discesa intorno ai 220 miliardi entro il 2020 a fronte di nuovi capitali agli istituti. “Ci aspettiamo che i risultati degli stress test, che saranno pubblicati il 29 luglio, indichino la necessità di una ricapitalizzazione delle banche. Nel 2014, nove istituti avevano fallito il test della Bce e prevediamo un risultato analogo quest’anno”, dice Ellis.

NPL nel sistema bancario italiano

Le possibili soluzioni
Ogni passo falso potrebbe costare caro. Il governo si muove sul filo di lana tra la necessità di tutelare i piccoli obbligazionisti che detengono 200 miliardi di bond bancari (circa il 30% del sistema) e l’urgenza di ricapitalizzare il sistema. “Pensiamo che la soluzione sarà composta da più opzioni: oltre al fondo Atlante e a un possibile altro fondo di questo tipo, i private equity, il cosiddetto GACS (garanzia pubblica sulle sofferenze bancarie), i tradizionali aumenti di capitale e una qualche forma di salvataggio statale”.

La volatilità sui mercati, generata dall’esito del voto inglese, che si è scagliata soprattutto sui titoli finanziari italiani, ha reso le riforme non più rimandabili. Se il sistema italiano è stato il più colpito è perché viene considerato il più debole e le ragioni affondano in problemi strutturali ben più antichi (il contesto molto competitivo, l’inefficiente struttura di costi, l’eccessivo numero di sportelli, ecc.). Rispetto ad altri paesi, come la Spagna o l’Irlanda, l’Italia si è mossa con lentezza nella direzione del cambiamento ed ora ha più difficoltà, considerata la nuova direttiva europea sul bail-in, il cosiddetto salvataggio interno e non esterno, ossia dello Stato. “Risolvere il problema patrimoniale e delle sofferenze è fondamentale, ma è necessario anche ridurre il numero di filiali e di banche, oltre ad aumentare l’efficienza e migliorare la governance”, dice Ellis. Ci aspettiamo ancora volatilità nel breve, conclude l’analista, ma pensiamo siano stati fatti recentemente dei passi avanti nella direzione delle riforme.

Leggi l'articolo di Marco Caprotti sulle sfide e le opportunità delle principali banche italiane.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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