L’acciaio non sta in portafoglio

Il prezzo della materia prima è salito di recente ma, dicono gli analisti di Morningstar, non durerà ancora per molto. Meglio, dunque, stare alla larga dai produttori e in particolare da quelli americani.  

Francesco Lavecchia 30/08/2016 | 10:41
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Cosa c’è dietro la recente crescita del prezzo dell’acciaio? Solo speculazione, rispondono gli analisti di Morningstar. “I dati fondamentali fanno intendere che le quotazioni della materia prima sono destinate a scendere. La domanda globale resta debole e in Cina continua a esistere un problema di eccesso di capacità produttiva”, dice Andrew Lane analista azionario di Morningstar. “Alle attuali condizioni di mercato, quindi, conviene stara alla larga dai produttori di acciaio, e in particolare da quelli statunitensi”.

ArcelorMittal, la leadership non basta
ArcelorMittal, la più grande acciaieria al mondo, è scambiata su valori di circa tre volte superiori a quelli del fair value che è pari a 1,9 euro (report pubblicato in data nove agosto 2016). Nonostante sia il primo produttore al mondo, l’azienda olandese pesa solo per il 6% sulla produzione globale. Il comparto è molto frammentato e questo si traduce nell’impossibilità, da parte degli operatori, di influenzare in qualche modo il prezzo di mercato. “In un contesto competitivo di questo tipo, l’unico modo per le società di costruirsi una posizione di vantaggio rispetto alle aziende concorrenti è dunque quello di batterle sul fronte dei costi”, prosegue Lane. “ArcelorMittal può beneficiare di elevate economie di scala, ma il costo unitario della sua produzioni è appesantito dagli oneri legati alla gestione dei suoi stabilimenti, tra i più alti del settore”.

Il gruppo olandese è molto ben diversificato, sia sotto il profilo della ripartizione geografica del fatturato che del portafoglio di industrie servite, e questo gli garantisce un maggior riparo contro la volatilità delle vendite e dei rendimenti. Tuttavia l’elevato ammontare del suo indebitamento non gli permette di avere sufficienti margini di azione per remunerare gli azionisti attraverso un aumento del dividendo o il riacquisto di azioni proprie.

AK Steel troppo dipendente dagli Usa
Il mercato non valuta adeguatamente i punti deboli di AK Steel e scambia il titolo su valori circa due volte superiori al fair value che è pari a due dollari (il report è stato pubblicato in data nove agosto 2016).  Diversamente da ArcelorMittal, l’acciaieria statunitense è dipendente dal mercato interno, che conta per l’85% del fatturato complessivo, ed è fortemente legata all’industria automobilistica. AK Steel si è inoltre impegnata in investimenti importanti per l’acquisto di miniere di ferro, in modo da essere meno dipendenti da fornitori terzi, aumentare il grado di integrazione verticale e quindi ridurre il costo unitario di produzione.

“La scelta del management, seppur giusta in teoria, è stata sbagliata nei tempi, visto che la caduta del prezzo della materia prima ha di fatto ridotto i costi di approvvigionamento, e ha aumentato il peso del debito societario a fronte di nessun cambiamento significativo sul piano della profittabilità”, dice Lane. “Sebbene il gruppo americano produca manufatti ad alto valore aggiunto, il livello di redditività del capitale resta nella media e testimonia l’assenza di una posizione di vantaggio rispetto ai competitor (Economic moat)”.

Deludono i margini di Steel Dynamics
Nonostante le elevate economie di scala e la maggior efficienza dei siti produttivi rispetto a quella dei competitor, che garantiscono a Steel Dynamics costi di produzione tra i più bassi del settore, l’azienda americana non è riuscita a guadagnarsi una posizione di vantaggio all’interno del comparto dell’acciaio. Il gruppo, infatti, non ha dimensioni tali da poter influenzare il prezzo della materia prima e il basso valore aggiunto del suo output non le permette di realizzare mark-up significativi sui prezzi di vendita.

“Al momento il titolo è scambiato attorno ai 25 dollari, contro il nostro fair value stimato a quota 15 dollari per azione. Il mercato sconta la possibilità che il prezzo dell’acciaio possa continuare a mantenersi sui livelli attuali o addirittura migliorare, mentre noi ci aspettiamo una sua progressiva discesa da qui al 2020. Questo si tradurrà in una contrazione del fatturato, al ritmo del 2,7% annuo nei prossimi cinque anni, e in un margine operativo medio attorno all’8% (significativamente inferiore rispetto al 20% di dieci anni fa”, conclude Lane. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
ArcelorMittal SA New Reg.Shs ex-Arcelor23,91 EUR0,34
Steel Dynamics Inc144,96 USD0,64

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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