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Monetari, la regola del rischio

Dopo la doccia fredda dei subprime, sono state introdotte nuove norme a tutela degli investitori. Ma il quadro di riferimento è in evoluzione. Cosa devono sapere i risparmiatori.

Sara Silano 19/09/2016 | 09:18
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“Rischio” è la parola chiave per orientarsi nella ricerca di un fondo di investimento a breve termine. Scadenze e qualità dei titoli in portafoglio determinano, infatti, diversi profili di volatilità e quindi maggiori o minori probabilità di raggiungere i propri obiettivi finanziari.

Nonostante siano comunemente considerati dei porti sicuri, i fondi etichettati come monetari non sempre hanno adeguatamente protetto gli investitori. Nell’agosto del 2007, nel pieno della crisi dei mutui subprime (di bassa qualità) americani, alcuni di questi prodotti ebbero bruschi cali o furono congelati. Si scoprì poi che avevano in pancia, oltre ai titoli governativi, obbligazioni frutto di cartolarizzazioni di crediti (asset backed securities), ai quali erano stati dati rating equiparabili a quelli del debito sovrano pur presentando caratteristiche assai differenti.

Negli ultimi anni, le autorità di vigilanza sia in Europa sia negli Stati Uniti hanno introdotto nuove regole con l’obiettivo di tutelare gli investitori ed impedire che si ripetessero situazioni simili a quelle del 2007. In particolare, l’Esma (associazione europea delle autorità di vigilanza sui mercati) ha definito due categorie, quella dei fondi monetari a breve termine e dei Money market fund.

Occhio alle scadenze
I primi sono caratterizzati da un portafoglio con scadenza media di 60 giorni o meno e vita residua media dei titoli non superiore ai 120 giorni. Il loro focus è sulla preservazione del capitale, per cui la qualità del credito deve essere elevata (pari ai più alti gradi di giudizio delle agenzie di rating). I secondi hanno titoli con scadenza media di sei mesi (o meno) e una vita residua che non eccede l’anno. Gli strumenti devono avere una valutazione elevata, ma è possibile investire anche in emissioni sovrane investment grade, promosse o garantite da banche centrali, regionali o locali degli Stati membri, dalla Bce, dall’Ue o dalla Banca europea degli investimenti.

Il capitale non è garantito
Le linee-guida, che Morningstar ha fatto proprie nella classificazione di questi strumenti, si applicano a tutti gli organismi di investimento collettivo presenti sul mercato europeo. Le società di gestione devono quindi indicare che tipo di prodotto collocano, accertare la qualità dei titoli in portafoglio e i fattori di rischiosità. Dal canto loro, gli investitori non devono intendere questi vincoli come garanzie sul capitale investito. Questi strumenti, infatti, hanno primariamente l’obiettivo di preservare il patrimonio, ma sono comunque soggetti all’andamento dei titoli e non attuano strategie per garantire che sarà restituito quanto meno lo stesso ammontare versato.

Regole in evoluzione
Dopo il primo documento del 2010 dell’Esma, ci sono stati una serie di altri interventi e scambi di opinioni per una revisione del quadro di riferimento. Recentemente, è stato raggiunto un accordo all’interno del Consiglio europeo, che è l’organo che definisce le priorità e gli orientamenti politici generali dell’Unione, per rafforzare la regolamentazione sui fondi monetari.

Il ruolo nell’economia
La questione è considerata di primo piano per il ruolo di questo tipo di strumenti nel finanziamento a breve termine di istituzioni finanziarie, aziende e governi. Si stima che in Europa, il 22% del debito (pubblico o corporate) short-term sia nei portafogli dei fondi monetari. Posseggono, inoltre, circa il 38% delle emissioni a breve delle banche. Negli anni scorsi, però, sono stati vulnerabili alla corsa ai riscatti e sono stati talvolta venduti come sicuri. Le autorità regolamentari sono ora al lavoro per evitare che tali strumenti rappresentino una minaccia per il sistema e affinché possano continuare a svolgere l’importante funzione di finanziare l’economia.

L’intesa all’interno del comitato permanente del Consiglio europeo è un ulteriore passo in avanti nel cammino dell’Unione per creare un quadro normativo di riferimento, dopo la proposta formulata nel 2013 dalla Commissione Ue, secondo le raccomandazioni dettate dal Financial stability board.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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