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Deutsche Bank fa davvero paura?

Il titolo dell’istituto tedesco, alle prese con una serie di guai anche giudiziari, sta crollando. La performance condiziona solo in parte i fondi che ce l’hanno in portafoglio. Il gruppo, intanto, si prepara alla ristrutturazione. Per Morningstar l’azione resta quattro stelle ma gli azionisti non sono tranquilli.  

Marco Caprotti 12/10/2016 | 15:44
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Bisogna avere paura di Deutsche Bank? Molti fra gestori e investitori, considerando il peso che la prima banca europea ha nei portafogli e il lungo elenco di problemi che si trova a dover affrontare, stanno sudando freddo. Sia per gli effetti che un default del gruppo potrebbe avere a livello mondiale sia guardando l’andamento del titolo che, da inizio anno, ha perso il 45,37%.

Andamento del titolo DeutscheBank da inizio anno

GraficoDB

Dati in euro

Fonte: Morningstar Direct

L’ultima tegola sulla banca e sui suoi azionisti è arrivata nei giorni scorsi dal Financial Times, secondo cui l’istituto tedesco avrebbe ricevuto un trattamento di favore da parte della Vigilanza bancaria europea della Bce in occasione degli stress test bancari condotti a fine luglio. Il quotidiano ha scritto che i dati della banca sono stati “gonfiati” da una concessione speciale da parte della Vigilanza unica della Bce, in quanto includono i proventi, circa 4 miliardi di dollari, dalla vendita della quota nella cinese Hua Xia, anche se l'operazione non era ancora stata finalizzata a fine 2015, e cioè alla data ufficiale di chiusura dei bilanci ai fini degli stress test. Questo in contrasto con quanto deciso per altri istituti di credito che anch'essi avevano deciso, ma non finalizzato, dismissioni nello stesso periodo, ad esempio la spagnola Caixabank che ha venduto le attività all'estero alla capogruppo Criteria Holding per 2,65 miliardi di euro in marzo ma non ha potuto includere l'impatto della cessione nei dati.

La lista dei guai
Ma i problemi dell’istituto guidato dal 55enne John Cyran, ex chief financial officer di Ubs ed ex gestore del fondo Temasek, chiamato a luglio dell’anno scorso a rinforzare il barcollante colosso tedesco, non nascono oggi. L’elenco parte con l'annuncio nell'aprile del 2014 di una prima ricapitalizzazione da 1,5 miliardi, salita poi a 8 miliardi il mese successivo per continuare con la bocciatura agli stress test di marzo 2015, con l’accordo con le autorità britanniche e statunitensi, con il pagamento di una maxi multa da 2,1 miliardi di dollari per la manipolazione del Libor, e con l'aumento dei poteri in carico a uno dei duo ex ceo di allora, Anshu Jain, come nei periodi di crisi aziendale. Ma ci sono stati anche i fatti accaduti durante l'ultima crisi del debito in Grecia: il mercato da mesi parlava di possibili conseguenze su Deutsche Bank di un default di Atene. Quasi in contemporanea è arrivata la bocciatura da parte di S&P del rating alla banca: BBB+, tre notch (gradini) prima di finire tra i titoli spazzatura (junk) e comunque un giudizio più basso del rating che aveva Lehman Brothers (AA-) nell'estate del 2008, poco prima di fallire.

Più di recente c’è stata la multa da 14 miliardi di dollari elevata dal dipartimento di Giustizia americano per risolvere una controversia legata ai mutui subprime (i prodotti di scarsa qualità che hanno innescato la crisi mondiale del 2007). La cifra secondo l’istituto è troppo alta e dovrebbe essere in linea con quella versata da altre banche coinvolte in faccende simili (fra i 2 e i 3 miliardi).  

Chi soffre per DB?
Fra quelli che osservano con particolare attenzione ciò che succede, ci sono gli investitori che hanno in portafoglio (tra gli strumenti autorizzati alla vendita in Italia) il fondo BNP Paribas Plan Easy Future 2021 Classic Cap (dati di portafoglio al 31 maggio 2016). Il titolo pesa per il 6,81% degli attivi ed è la maggior esposizione dopo il 10% nel fondo obbligazionario (due stelle di rating Morningstar non venduto in Italia) THEAM I Klé Gestion Euribor 4 A. Il fondo Bnp, peraltro, ha una forte sovraesposizione al comparto finanziario in generale, che cerca di compensare con la sovraesposizione a comparti più difensivi come, ad esempio, le utility. Da inizio anno ha guadagnato quasi il 2% mentre negli ultimi tre mesi è rimasto praticamente invariato.

I FONDI AUTORIZZATI IN ITALIA CON LA MAGGIORE ESPOSIZIONE A DB

tabDB

 Fonte: Morningstar Direct

Tra i fondi italiani (o lussemburghesi con sede legale in Italia) la situazione è un po’ diversa. La posizione maggiore è detenuta da Symphonia Azionario Euro (rating due stelle), ma il portafoglio in generale, preferisce sovrappesare settori come i telefonici o i tecnologici o segmenti più difensivi come la salute e le utility. Il fondo negli ultimi tre mesi ha guadagnato il 6,61%, portando a -12,25% la performance da inizio anno.

I FONDI ITALIANI CON LA MAGGIORE ESPOSIZIONE A DB

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Fonte: Mornigstar Direct

La banca pensa ai tagli
 Ma il titolo Deutsche Bank è veramente così pericoloso? “L’istituto si sta concentrando nella riduzione dei costi della struttura e sui bilanci”, spiega Stephen Ellis, analista di Morningstar che sul titolo dell’istituto tedesco ha un rating di quattro stelle con un fair value di 16 euro (report del 3 ottobre 2016). “Una riduzione del capitale necessario per gestire l’attività di investment banking e un più generale taglio dei costi restano gli strumenti principali che il management ha a disposizione per riportare il Roe (return on equity, una misura della redditività, Ndr) più vicino ai costi del capitale. Il secondo passo è quello di assumere dall’esterno persone di talento nell’asset managemnt e nell’investment banking. La terza mossa è quella di migliorare i controlli interni”.

Basterà questo a risolvere i problemi? “Deutsche Bank è sotto indagine anche per sospetti di manipolazione del mercato dei cambi dove è uno dei player principali”, spiega Ellis. “L’istituto ha già licenziato diversi trader di questo segmento ma ha avvertito che le indagini potrebbero avere un impatto definito ‘materiale’ sulla banca. Se le multe da parte delle autorità di regolamentazione dovessero aumentare ancora, allora ci sarebbero conseguenze anche per gli azionisti”. Nel 2014 il titolo Deutsche Bank ha dato un rendimento da dividendo del 2,9%, salito al 3,3% l’anno scorso. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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