Il 2016 è stato un anno di grandi sfide per i gestori azionari Europa. Dopo l’esito a sorpresa del voto inglese favorevole all’uscita dall’Unione, il rischio politico è aumentato e dovrà continuare ad essere monitorato nel 2017, quando ci saranno importanti appuntamenti elettorali in Germania e Francia e proseguiranno le trattative di Brexit.
Un anno difficile
Dopo un buon 2015, anche i migliori gestori hanno faticato a battere gli indici di riferimento. Secondo l’ultima Morningstar Sector review, dei 36 fondi azionari Europa large cap, che hanno Analyst rating positivo, solo sei sono riusciti a superare il benchmark di categoria da inizio anno a fine ottobre 2016. Dieci, invece, hanno fatto meglio della categoria (è bene ricordare che la valutazione qualitativa di Morningstar è previsionale ed è fatta su un intero ciclo di mercato, non su periodi così brevi, per cui non è automatico che siano rivisti i giudizi, Ndr). Nel 2015, erano stati rispettivamente 30 e 26.
Le categorie che hanno sofferto di più sono state quelle equity large cap value e blend, mentre i gestori con orientamento alla crescita si sono difesi meglio. I fondi specializzati sull’Eurozona sono stati i più colpiti dalla volatilità delle Borse: solo due su 16 sono riusciti a battere i concorrenti e l’indice Msci EMU, mentre nel 2015 quasi tutti lo avevano fatto.
Portafogli in movimento
Quali sono state le strategie vincenti? L’analisi dei portafogli rivela che ci sono state forti rotazioni di portafoglio tra settori, stili e paesi. Ad esempio, i titoli di qualità orientati alla crescita sono stati acquistati dai gestori nella prima parte dell’anno, ma poi hanno perso popolarità. Nei primi due trimestri, sono stati premiati i fondi che hanno scelto società con ampio Economic moat (metrica usata da Morningstar per misurare il vantaggio competitivo), ma successivamente hanno avuto migliori performance le azioni value senza alcun moat.
Il peso dei finanziari
Gli investitori hanno dovuto affrontare importanti test nel 2016, sia a livello geografico (Brexit e il referendum in Italia) sia di settore (in particolare finanziari e farmaceutici). In media, i fondi azionari Europa large cap hanno sottopesato i materiali di base e l’energia rispetto i rispettivi benchmark di categoria. Ma è soprattutto la minore esposizione ai finanziari, in particolare le banche, che ha beneficiato gran parte dei gestori attivi. Alcuni comparti, come Comgest Growth Europe (Analyst rating pari a Gold), non hanno titoli di questo tipo.
La maggioranza, invece, ha in portafoglio i farmaceutici, che hanno avuto performance deboli nel 2016. Titoli come Bayer, Novartis e Novo Nordisk hanno pesato sui rendimenti di molti fondi, soprattutto UBS (Lux) Equity fund – European Opportunities (rating Bronze) e Jupiter European Growth (Gold).
Italia e Uk non aiutano il portafoglio
A livello geografico, per un investitore in euro il Regno Unito è stato il mercato peggiore a causa della svalutazione della sterlina. Tuttavia, i gestori hanno sottopesato l’area, che rappresenta in media il 25% del portafoglio contro il 27% del Morningstar Europe index. Ancor più piccola è la porzione dell’Italia (5% del benchmark europeo di Morningstar), che però ha influito negativamente sull’andamento di alcuni comparti sovraesposti a Piazza Affari, come DNCA Invest Value Europe (Bronze) e Allianz Euroland Equity Growth (Silver).
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