Occhio alle grandi delusioni del 2016. Da loro potrebbero arrivare le sorprese migliori l’anno prossimo. L’indice Msci World ha guadagnato quasi il 10% da gennaio (rendimento in euro al 13 dicembre) facendo lievitare il rapporto Prezzo/Fair value delle stock a livello globale (vedi grafico). Non tutti sono stati in grado di approfittare del trend rialzista dei mercati, ma alcuni titoli promettono di rifarsi presto.
Grafico n.1: Valutazione del mercato azionario globale
La nuova strategia premia Telefonica
Da inizio anno, la spagnola Telefonica ha ceduto quasi il 14% a causa della stagnazione del mercato interno, dello sfavorevole andamento dei tassi di cambio che hanno svalutato i ricavi prodotti nei paesi emergenti e nel Regno Unito e della decisione di ridurre la cedola. Tuttavia, secondo gli analisti, non mancano le ragioni per essere fiduciosi sulla ripresa in Borsa del gruppo.
“Telefonica è in prima fila nel processo di convergenza dei servizi di telefonia, Internet e Tv. Dato che la domanda dei diversi prodotti segue traiettorie molto differenti (ad esempio rete fissa e banda larga), l’obiettivo degli operatori del settore è quello di impacchettarli insieme in modo da fare cross-selling, salvare i margini di profitto dei segmenti di business più deboli e aumentare il grado di fidelizzazione della clientela”, dice Allan C. Nichols, analista azionario di Morningstar. “Inoltre, le recenti acquisizioni della tedesca E-Plus e della brasiliana GVT rafforzano il posizionamento dell’azienda in questi mercati. Ora Telefonica è il primo operatore di telefonia mobile per numero di sottoscrittori in Germania ed ha la possibilità di replicare anche in Brasile la strategia della convergenza dei servizi”.
La società iberica è una delle più grandi del settore Telecom. Domina il mercato domestico (con una quota del 60% nel segmento rete fissa, del 44% in quello della banda larga e del 31% in quello mobile) e condivide con America Movil la posizione di duopolista in molti paesi latinoamericani. Tutto questo le garantisce tassi di crescita e margini di profitto difficilmente replicabili da parte dei competitor europei e scoraggia l’ingresso di nuovi concorrenti sul mercato. Gli analisti prevedono per i prossimi cinque anni un progresso medio dei ricavi del 4% circa e un significativo aumento della profittabilità e stimano un fair value pari a 13 euro per azione (report pubblicato il primo novembre 2016).
Amgen resiste alla concorrenza
Al 13 dicembre il passivo accumulato da Amgen nel 2016 è di circa il 7% e ora il titolo è scambiato a un tasso di sconto del 25% rispetto al fair value che è stimato a quota 194 dollari (report pubblicato il 9 novembre). Il gruppo farmaceutico americano ha pagato il forte rallentamento della crescita a causa della concorrenza dei farmaci biosimilari in Europa e negli Stati Uniti e dalla crescente competizione dei colossi del pharma nel segmento dei prodotti biologici.
“L’esercizio in corso dovrebbe chiudersi con un +5% nel fatturato, in calo rispetto all’8% medio registrato nei precedenti tre. Nei prossimi cinque anni, i ricavi dovrebbero mantenersi piatti, ma il nostro giudizio sul posizionamento del gruppo all’interno del settore biotech resta positivo”, dice Karen Andersen, analista di Morningstar.
“Amgen è riuscita a costruirsi un Economic Moat grazie alla sua offerta nel segmento dei prodotti oncologici e immunologici. Tali farmaci necessitano di processi produttivi molto complessi e costosi (anche a causa delle spese legate ai test) e un ingente investimento nel marketing. Questo scoraggia l’ingresso di nuovi competitor. L’avvento dei biosimilari anche negli Stati Uniti sta creando dei problemi all’azienda, ma siamo convinti che grazie al lancio di nuovi prodotti, a ulteriori acquisizioni, al miglioramento dell’efficienza produttiva e al razionamento dei costi operativi, Amgen sarà in grado di far fronte a queste difficoltà”.
Margini in crescita per Hanesbrands
A far precipitare le quotazioni di Hanesbrands sono stati, invece, i deludenti risultati del 2016. Nella prima parte dell’anno il retailer americano dell’abbigliamento (attraverso i marchi Champion, College Apparel e Just My Size) ha realizzato tassi di crescita del fatturato negativi e un forte aumento delle rimanenze di magazzino. Questo ha preoccupato gli investitori che, temendo il mancato rispetto delle guidance da parte della società, hanno preferito liquidare le proprie posizioni sul titolo. Da inizio anno le azioni Hanesbrands hanno perso il 20% della loro capitalizzazione di mercato e ora sono scambiate a sconto di oltre il 40% rispetto al fair value che è pari a 39 dollari (report pubblicato il 9 novembre).
“Nonostante il negativo andamento in Borsa continuiamo a credere che l’azienda statunitense sia una delle migliori idee di investimento nell’industria dell’abbigliamento retail”, dice R.J. Hottovy. “Il mercato non ha compreso le potenzialità nel migliorare il livello di profittabilità. Negli ultimi tre anni, il margine operativo è salito dal 9,7% al 15% e crediamo che questa espansione sia destinata a continuare anche in futuro per effetto di nuove acquisizioni, delle crescenti sinergie tra i vari brand del gruppo e della strategia che mira a spostare l’offerta verso i prodotti a maggior valore aggiunto”.
Hanesbrand può contare su un portafoglio di marchi di assoluto valore che gli permette di ricavare mark-up elevati. Inoltre, grazie al controllo della catena dei fornitori e a elevate economie di scala riesce a mantenere margini di profitto superiori alla media. Per queste ragioni gli analisti di Morningstar riconoscono all’azienda una posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore retail.
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