Wall Street ha iniziato l’anno bruciando ogni record con il Dow Jones oltre i 20 mila punti e l’S&P 500 sopra i 2.300. Eppure, dopo il ribilanciamento di fine 2016, nell’indice Morningstar Global Sustainability rimane in sottopeso di circa due punti percentuali rispetto ai benchmark tradizionali, che non prestano attenzione ai fattori sociali, ambientali e di governance (ESG).
Proprio colui che è considerato il principale artefice del recente rally di Wall Street, ossia il neo presidente Donald Trump, è anche il sostenitore di politiche poco rispettose dell’ambiente. Ad esempio, uno dei suoi primi atti ufficiali è stata l’imposizione del silenzio-stampa all’Environmental protection agency, in attesa di rivedere la sua strategia di comunicazione al pubblico. Inoltre, dal sito della Casa Bianca sono spariti tutti i riferimenti al problema del surriscaldamento globale.
Passi indietro
Come si legge in una nota di Degroof Petercam Asset management, “gli Stati Uniti sono tra i maggiori consumatori di carbone mentre le energie rinnovabili rappresentano ancora oggi una porzione troppo piccola del loro mix energetico. Nonostante alcuni recenti progressi, i primi passi della presidenza Trump non lasciano ben sperare, soprattutto in campo ambientale. Il presidente neo-eletto difficilmente si impegnerà nel raggiungere gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi sulla riduzione dei gas serra. Inoltre, il suo programma politico, noto come An American First Energy Plan, prevede un chiaro supporto a un aumento della produzione di carbone”.
La società di gestione, che recentemente ha rivisto la classifica di sostenibilità dei paesi Ocse, pone gli Stati Uniti al 25° posto, fuori dall’universo idonee ad entrare nel portafoglio di investimento del fondo DPAM L Bonds Government Sustainable. “Sulla base di una metodologia proprietaria”, spiega Ophélie Mortier, strategist degli investimenti responsabili di Degroof Petercam AM, “ciascuna nazione viene valutata in base alla capacità di affrontare le sfide della sostenibilità e all’impegno nel rispondere alle necessità della generazione attuale, senza compromettere il benessere delle generazioni future”. Le aree principali di analisi sono trasparenza e valori democratici, ambiente, istruzione, popolazione, sistema sanitario e distribuzione della ricchezza e, infine, economia. L’America è bocciata su tutela dell’ambiente e welfare, mentre è promossa sull’innovazione, sugli investimenti in ricerca e sviluppo e sul numero dei brevetti registrati.
Europa sostenibile
Sia se si guarda agli stati, sia alle aziende in essi domiciliate, l’Europa occidentale resta l’area con i più alti giudizi di sostenibilità. L’indice azionario Morningstar Global Sustainability continua a mantenere in sovrappeso la regione, grazie in particolare agli elevati punteggi ESG delle aziende domiciliate nei paesi nordici, in Svizzera e in Francia (quest’ultima, però, è esclusa come nazione dall’universo investibile del fondo SRI obbligazionario governativo di Degroof Petercam). Sempre per Morningstar sono in sottopeso le aree emergenti, in particolare Russia e Cina, anche dopo il ribilanciamento dello scorso dicembre.
Più hi-tech e meno banche
A livello settoriale, il Morningstar Global Sustainability index ha aumentato l’esposizione ai tecnologici e ridotto ulteriormente quella ai finanziari. I primi mostrano nel complesso buoni punteggi ESG, mentre i secondi pagano ancora le controversie che sono seguite alla crisi dei mutui subprime (di bassa qualità) e del debito governativo in Europa. E’ diminuito, infine, il sottopeso dei materiali di base a testimonianza che in tutti i settori, compreso quello delle materie prime, ci possono essere società virtuose dal punto di vista della sostenibilità.
Chi entra e chi esce
Tra i finanziari, c’è chi è andato controcorrente. Si tratta di Bank of America, che a dicembre ha debuttato nell’indice di sostenibilità di Morningstar ed è la quarta per peso al suo interno (1,12%). Sono usciti, invece, Samsung Electronics a causa dei difetti del cellulare Galaxy Note 7 (richiamato perché c’era il rischio di esplosione della batteria) e Zimmer Biomet, società biotecnologica, finita nel mirino della Food and drug administration, l’agenzia statunitense per gli alimenti e i medicinali, dopo alcune ispezioni nel suo sito a Varsavia. Non ci sono società italiane nelle prime cinquanta posizioni del Morningstar Sustainability Index.
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