Cosa c’entra l’olismo con gli investimenti? La teoria biologica secondo cui l’individuo, nel suo complesso, presenta caratteristiche proprie non riconducibili alla somma delle sue parti, risponde uno studio di Morningstar, esprime un concetto valido anche nelle scelte di portafoglio. Il report del 2014, intitolato “No portfolio is an island”, curato da David Blanchett e Philp Straehl, ricercatori di Morningstar investment management (MIM) spiega che altri fattori influenzano sensibilmente la situazione patrimoniale complessiva. L’approccio, definito “Total Wealth”, propone un modello di ottimizzazione appunto olistico, che tiene conto di tutte le componenti della ricchezza individuale e della loro interazione.
Il punto, dicono gli autori è che quando si parla di diversificazione si considera solo la parte finanziaria della ricchezza, come se fosse un’isola a sé stante. Ma in realtà, si dovrebbe avere una visione “continentale”. Quella finanziaria è infatti una delle componenti della ricchezza personale degli individui e tra l’altro quella più liquida e immediatamente osservabile.
In aggiunta, dovrebbero essere prese in considerazione altre tre componenti: il capitale umano, la ricchezza immobiliare e il valore della pensione. Lo studio è costruito su esempi americani. Per questo gli ultimi due elementi sono di difficile comparazione con l’Italia, vista la differenza del segmento del mattone e di quello previdenziale fra gli Stati Uniti e il Belpaese. Il primo fattore, tuttavia, è valido ovunque.
Il capitale umano
E’ definito come il valore economico totale dell’insieme di competenze e abilità proprie di ciascun individuo. Questo varia da persona a persona; dipenderà ad esempio dall’età, dalla salute, dall’educazione, dall’occupazione e dall’esperienza di ciascuno. Tutte le ricerche sull’argomento dicono che il capitale umano è simile ad una obbligazione high yield. In tempi “normali” si comporta in maniera simile a un bond, mentre durante periodi di incertezza è più simile a un’azione. Di conseguenza, il livello ottimale di esposizione azionaria dovrebbe diminuire nel tempo, parallelamente al consumo del nostro capitale umano. In altre parole, i giovani hanno già una componente importante della propria ricchezza assimilabile ad un investimento obbligazionario (cioè un elevato capitale umano) e nel costruire il proprio portafoglio finanziario dovrebbero tenerne conto. Negli Stati Uniti, ad esempio, i portafogli che includono il capitale umano (quindi dei bond), tendono ad avere una minore esposizione al reddito fisso a medio-lungo termine e maggiore alle azioni a larga capitalizzazione statunitensi orientate alla crescita e alle materie prime.
I rischi
Il capitale umano è unico per ciascun individuo, perché dipende da variabili come l’età, la salute, l’occupazione e non si può negoziare. Comporta quindi l’esposizione a rischi che difficilmente si possono coprire. Lo studio dice che ci sono forti differenze nel portafoglio ottimale per i lavoratori del settore manifatturiero, dei servizi di pubblica utilità e i funzionari della pubblica amministrazione. Qui l’allocazione è generalmente molto più aggressiva e la ragione principale consiste nella bassa volatilità del capitale umano propria di queste professioni. A incidere sul capitale umano è anche la location. Lo studio ha preso in considerazione dieci città americane, tra cui Washington, San Francisco, Atlanta, Miami e Las Vegas. Quest’ultima è quella dove si registra la maggior variazione nel portafoglio ottimale quando si tiene in considerazione il fattore abitativo. Generalmente l’allocazione è più difensiva, dato che la città presenta un’alta volatilità del mercato immobiliare.
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