Gli Exchange traded funds hanno vissuto un’espansione senza precedenti negli ultimi anni in Europa. Basta guardare i numeri: il patrimonio totale gestito dagli Etf europei è passato da poco più di 100 miliardi di euro a fine 2008 a quasi 550 miliardi a fine 2016.
L’esplosione della gestione passiva può essere largamente attribuita, oltre che ai costi contenuti, alle difficoltà dei gestori attivi a fare meglio, o anche uguale, rispetto al proprio mercato di riferimento. Certo, molto dipende dalla natura delle categorie che si prendono in considerazione. In alcune, la gestione passiva sta prendendo il sopravvento, in altre è invece ancora marginale.
Gli investitori che hanno scelto di andare passivi sul mercato azionario statunitense, ad esempio, possono guardare con soddisfazione ai risultati raggiunti in termini di profilo di rischio/rendimento corretto per i costi.
A Wall Street la replica funziona
La tabella sottostante mostra che il 100% del patrimonio dei fondi passivi europei (quotati e non) specializzati su Wall Street con stile growth, infatti, è in fondi a quattro o cinque stelle (dati al 31 marzo). La percentuale è leggermente più bassa (89%) per quelli blend, ossia con un paniere misto di azioni con bassi multipli di valutazione e ad alto tasso di crescita. Dal momento che le categorie Morningstar sono uniche per i replicanti e gli attivi, la percentuale dei primi che eccelle è superiore alla media (la distribuzione del rating quantitativo prevede che il 10% dei fondi migliori riceva cinque stelle, il 22,5% successivo quattro stelle, ecc. Per approfondire, clicca qui).
In altre parole, sul mercato a stelle e strisce, la gestione passiva ha fin qui ottenuto risultati migliori in termini di rendimento corretto per il rischio e i costi (lo studio ha preso in considerazione il rating overall, che rappresenta una media ponderata della valutazione sugli orizzonti temporali di tre, cinque e dieci anni). La stessa analisi, condotta sui fondi attivi (escludendo quindi gli index funds e gli Etf) mostra delle percentuali decisamente meno importanti.
I replicanti si comportano bene anche quando replicano indici globali. L’86% del patrimonio netto degli Azionari Internazionali Large Cap Blend è nei più alti gradi di rating (per i value, la percentuale è del 72%). La gestione attiva, al contrario, fa più fatica: solo il 44% dei panieri mondiali value ha quattro o cinque stelle. In altre parole, è difficile per i gestori battere il benchmark.
In Europa, la situazione è meno netta. Gli indicizzati che replicano benchmark europei presentano un buon profilo di rischio/rendimento corretto per i costi (68% di asset in replicanti a quattro o cinque stelle nella categoria Azionari Europa Large Cap Blend), mentre quelli che hanno focus sull’Eurozona sono meno brillanti (solo il 32% ha i rating più alti contro il 50% dei fondi attivi).
Fare un passo in più
In ogni caso, la scelta del prodotto su cui puntare dipende da molteplici fattori, comprese le dinamiche distributive e le aspettative che quel fondo possa continuare a comportarsi bene nel tempo. Le stelle, infatti, guardano al passato. Ecco perché può essere utile considerare anche il giudizio qualitativo di Morningstar, l’Analyst Rating, che ha una valenza prospettica (la scala va da Gold a Negative).
A questo proposito, lo scorso novembre Morningstar ha esteso la ricerca qualitativa anche agli Etf. Attualmente, più di 250 fondi passivi quotati sono già coperti dal rating nel mondo, di cui 108 in Europa. Clicca qui per approfondire.
Tra i replicanti coperti dalla nostra ricerca, gli analisti segnalano buone opportunità d’investimento tra i fondi obbligazionari governativi in euro e anche nell’azionario dell’Eurozona. Al contrario, gli Etf dedicati al mercato azionario di un singolo paese, in questo caso della Germania, non ricevono un giudizio positivo (il che va nella direzione opposta rispetto ai risultati basati sullo star rating, contenuti nella tabella precedente).
In generale, i fondi passivi sono difficili da battere quando replicano indici molto ampi, liquidi e diversificati, come l’S&P500 e l’Msci World. Al contrario, producono risultati più mediocri se i benchmark sono concentrati, come appunto quelli dedicati a singoli mercati, o strategici, come quelli esposti ai titoli ad alto dividendo.
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