Gli investitori hanno una pessima abitudine, quella di movimentare troppo il portafoglio nel momento sbagliato. Non importa se il fondo sia attivo o indicizzato, poco o molto costoso: l’esperienza degli ultimi dieci anni insegna che questo comportamento ha portato a perdere diversi punti di rendimento rispetto a una strategia buy and hold (compro e tengo).
Gli analisti di Morningstar, tuttavia, hanno dimostrato che il gap si riduce al diminuire delle commissioni. In sostanza, chi sceglie i fondi low cost, tende a fare meno market timing e quindi ad avere performance migliori.
L’investor gap diminuisce con i fondi meno costosi
Quella performance persa
E’ comunque una magra consolazione, perché i rendimenti degli investitori tendono ad essere inferiori a quelli assoluti del fondo. Per misurare questa differenza, Morningstar utilizza l’investor return, ossia aggiusta i rendimenti sulla base dei flussi mensili in entrata e uscita dai fondi, in modo da tenere conto del comportamento dei sottoscrittori.
L’ultima analisi, realizzata sull’universo americano da Russel Kinnel, direttore della Manager research di Morningstar, rivela che il rendimento medio degli investitori in fondi azionari negli ultimi dieci anni (a fine 2016) è stato del 4,36%, inferiore a quello totale (+5,15% in media nello stesso periodo). Nel segmento del reddito fisso, le performance sono state rispettivamente del 2,99% e del 3,72%, differenza che è ancora più significativa se si considerano i bassi ritorni di questa asset class. Se si mettono insieme tutti i fondi, il risultato medio per un sottoscrittore è stato del 3,96% contro il 4,33% totale.
Questione di timing
“Risparmiare e selezionare i giusti strumenti è importante, ma anche il timing è vitale. Solo che gli investitori tendono a dimenticarsene”, commenta Kinnel. “Poi, finché le cose vanno bene non ci prestano molto attenzione, ma può accadere che il gap diventi un problema”. E’ importante, tuttavia, che il sottoscrittore sia consapevole del fatto che come lui usa il fondo può contribuire a determinare la sua soddisfazione o delusione. Certo, il gestore deve fare il suo lavoro bene, con competenza e disciplina ed è per questo che Morningstar considera i “processi di costruzione del portafoglio” e le “persone” pilastri fondamentali della sua analisi dei prodotti di risparmio gestito. Ma ci sono elementi che non sono sotto il controllo del fund manager.
Meglio stare con le mani in mano
Uno di questi è proprio il comportamento dell’investitore. Cosa accadrebbe se ci dimenticassimo dei nostri fondi per dieci anni, evitando di entrare ed uscire continuamente? “Potrebbe essere una buona idea”, dice Kinnel che ha definito il risultato che si ottiene come “Do nothing return” (ossia il rendimento di chi non fa nulla, Ndr). Il ricercatore ha testato questa ipotesi sui fondi americani, utilizzando i ritorni totali ponderati per gli asset di dieci anni fa di un fondo tipico, ottenendo performance migliori rispetto alla media dei total return e investor return (vedi grafico qui sotto).
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