Diversamente sviluppati, ma ugualmente costosi

Le performance economiche di Giappone, Australia e Nuova Zelanda hanno trascinato le valutazioni dei rispettivi listini sopra il livello del fair value. Le aspettative di crescita restano favorevoli anche per i prossimi anni, ma bisogna far attenzione a selezionare i titoli in portafoglio.

Francesco Lavecchia 23/06/2017 | 09:13
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Fanno meno notizia, hanno un basso peso sugli indici e muovono masse di capitali inferiori. Giappone, Australia e Nuova Zelanda fanno parte dei mercati sviluppati, ma rappresentano una nicchia per gli investitori europei. Negli ultimi anni le economie dei due Paesi dell’Oceania sono state in grado di crescere a ritmi superiori alla media, complice anche una maggior stabilità politica e questo ha spinto al rialzo le Borse. I listini di Sydney e Wellington hanno guadagnato rispettivamente il 16,6% e il 6,5% negli ultimi 12 mesi e questo ha fatto salire le valutazioni di mercato ben oltre il fair value stimato dagli analisti.

Nel caso del Giappone la situazione è più complessa: il Paese del Sol levante viene da una lunga fase di bassa crescita del Pil e bassa inflazione, ma gli analisti sono fiduciosi che l’intervento della Bank of Japan e quelli del Governo siano in grado di spingere al rialzo il livello dei prezzi in modo da generare una spirale inflazionistica capace di produrre un progresso dell’economia a un tasso medio del 2% nei prossimi cinque anni (stime Thomson Reuters al gennaio 2016). Nonostante sia mancato il sostegno dei fondamentali, l’indice Nikkei è salito del 18% (in euro) nello stesso periodo e anche i titoli giapponesi sono scambiati a premio rispetto al fair value.

Il portafoglio di SoftBank crea valore
Le valutazioni sono dunque poco convenienti, ma è comunque possibile trovare buone occasioni di investimento. Una di queste è SoftBank che, attraverso la partecipazione nel capitale sociale di società terze (28% in Alibaba, 83% in Sprint e il 100% in Yahoo Japan e in ARM), è riuscita a diventare un conglomerato di attività nei settori della tecnologia, delle telecomunicazioni e dell’e-commerce. Il gruppo nipponico riesce a generare rendimenti del capitale superiori alla media per effetto della forte posizione di vantaggio delle aziende che compongono il suo portafoglio di partecipazioni.

“Alibaba, la cui quota pesa per 33% del valore del titolo SolftBank, e ARM, che invece conta per il 12%, hanno entrambe una posizione di vantaggio all’interno dei relativi settori dell’e-commerce e della produzione di microprocessori. E lo stesso vale anche per il segmento telecom, che grazie a un mercato interno controllato da tre operatori riesce a generare elevati flussi di cassa”, dice Dan Baker, analista azionario di Morningstar. “La nostra stima del fair value, pari a 11.000 yen (report aggiornato al 15 giugno 2017), si basa sulle previsioni di una crescita media del 2% del reddito operativo generato dal segmento delle telecomunicazioni, da un progresso dei ricavi del 13% di ARM e da una valutazione di Alibaba di 148 dollari”.

Contact Energy controlla il mercato neozelandese
Sul mercato neozelandese, Contact Energy (CEN) promette di fornire agli azionisti un apprezzamento del 15% e un dividend yield del 4,5%. Il mercato interno dell’energia si caratterizza per una struttura oligopolistica, con cinque operatori che controllano il 95% dell’offerta. CEN genera un quarto dell’energia consumata nel paese e questo le permette di realizzare elevate economie di scala. Inoltre, dato che circa l’80% della produzione deriva da fonti rinnovabili, e dunque a costi molto bassi, riesce a mantenere margini di profitto molto alti.

“Nonostante da inizio anno abbiano guadagnato il 10% circa, le azioni Contact Energy continuano a essere scambiate a sconto rispetto al fair value che è pari a sei dollari neozelandesi (report aggiornato al 12 giungo 2017)”, dice Adrian Atkins di Morningstar. “Nei prossimi anni prevediamo che il gap tra offerta e domanda si riduca a tutto vantaggio della redditività del gruppo. Crediamo che il mercato apprezzi il miglioramento dei margini di profitto e che dunque le quotazioni di listino convergano progressivamente verso il nostro fair value”.

Automotive Holdings per esporsi sull’Australia
Sul mercato australiano Automotive Holdings Group (AHG) riesce a coniugare qualità e valutazioni convenienti. Il gruppo gestisce la più grande catena di concessionarie di auto e veicoli commerciali nel Paese. “In questo business crediamo che il rapporto con le case produttrici sia molto importante e la società ha dimostrato di essere molto brava in questo, dato che nella sua storia ha perso un solo contratto di concessione dopo la sua quotazione nel 2003”, dice Daniel Ragonese di Morningstar.

“Grazie a un portafoglio marchi molto ben diversificato AHG è in grado di controllare una quota di mercato molto elevata e dunque di realizzare economie di scala che le permettono di mantenere un vantaggio di costo rispetto ai competitor”. Per i prossimi cinque anni gli analisti prevedono una crescita media del fatturato del 3,6% e stimano un fair value pari a 4,30 dollari australiani (report aggiornato al 25 maggio 2017).

 

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Contact Energy Ltd9,00 NZD-0,55Rating
SoftBank Group Corp9.063,00 JPY-3,93Rating

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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