Le sfide dell’industria globale degli Strategic beta

Il settore è in salute, ma l’aumento della concorrenza, le pressioni sui prezzi e i cambi nelle preferenze degli investitori sono fattori da tenere sotto osservazione. 

Sara Silano 11/09/2017 | 11:29
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Gli Strategic beta, comunemente noti come smart beta, continuano a guadagnare quote di mercato a livello mondiale. Secondo l’ultima Global guide to Strategic beta Exchange traded product di Morningstar, il patrimonio è cresciuto del 28,3% rispetto a giugno 2016, sfiorando i 707 miliardi di dollari. In termini di offerta, l’incremento è stato del 18,3% a 1.320 prodotti.

E’ bene ricordare che gli Strategic beta sono fondi passivi che replicano indici diversi da quelli tradizionali a capitalizzazione con l’obiettivo di ottenere un migliore profilo di rischio o rendimento.

Il primato degli Stati Uniti
Il dato globale nasconde, tuttavia, differenze regionali. Gli Stati Uniti sono il mercato dove le strategie passive hanno raggiunto il più alto grado di maturità, per cui rappresentano la componente più importante del patrimonio complessivo degli Strategic beta (88%). Sono anche l’area dove, negli ultimi dodici mesi, l’aumento dell’offerta è stato più contenuto.

L’Europa ha una quota dell’8% del mercato globale, ma ha registrato nell’ultimo anno (a giugno 2017) la crescita maggiore in termini di nuovi prodotti (+40,7%). Gli asset sono stimati in circa 56,7 miliardi di dollari.

Le altre regioni rappresentano una piccola fetta del mercato globale e in generale si può dire che questi strumenti trovano terreno più fertile nelle aree sviluppate rispetto agli emergenti. 

L'industria mondiale degli ETF Strategic Beta

Tradizionali o strategici?
La crescita della domanda di Strategic beta coincide con un periodo favorevole per l’intera industria degli investimenti. “Recentemente, è rallentato il ritmo con cui si sono fatti strada sul mercato”, spiegano gli analisti di Morningstar. “La ragione è che gli Etf indicizzati a benchmark tradizionali hanno catturato una maggiore fetta dei flussi di raccolta. Ci aspettiamo comunque che il trend positivo continui, grazie a nuovi prodotti e indici di riferimento, oltre all’ingresso di operatori da segmenti differenti, compreso quello della gestione attiva”.

Ricerca di rendimento
Guardando le preferenze degli investitori, gli Strategic beta più popolari sono stati quelli con focus sulle società ad alto dividendo (dividend-screened/weighted), che rispondono bene alla ricerca di rendimenti in un contesto caratterizzato da tassi di interesse bassi o negativi. Nel corso dell’ultimo anno, tuttavia, è cresciuta sia l’offerta sia la diffusione di quelli multi-fattoriali, che combinano diversi elementi strategici, spesso con un maggior grado di complessità. A fine giugno, se ne contavano nel mondo 349 per 57 miliardi di dollari di asset.

Pressioni sui prezzi
Un punto critico di questo tipo di strumenti è sempre stato il profilo commissionale. “Ci domandiamo fino a quando gli emittenti potranno giustificare costi più alti per gli Etf strategici rispetto a quelli tradizionali”, commentano gli analisti di Morningstar. “Siamo convinti che l’aumento della competizione poterà forti pressioni sui prezzi. Qualcuno se ne è già accorto e ha rivisto al ribasso le fee, talvolta in modo aggressivo. Il fenomeno sarà ancora più evidente negli anni a venire”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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