Nel 2017, sono stati lanciati sul mercato europeo 15 Etf (Exchange traded fund) sostenibili, di cui 11 azionari e quattro obbligazionari. In totale, oggi ce ne sono 49 (erano 37 a fine 2016, ma tre sono stati liquidati). A dirlo è un report dal titolo European Sustainable ETF Roundup 2017, curato da Kenneth Lamont, analista di Morningstar specializzato sulle strategie indicizzate. Dal 2012, il trend è stato crescente con una accelerazione negli ultimi due anni.
Contro le disuguaglianze di genere
Nella maggior parte dei casi, i nuovi Etf replicano indici azionari socialmente responsabili globali o geografici, ma non sono mancati i debutti tematici. In particolare, la maggiore sensibilità verso le diseguaglianze di genere, ha portato Lyxor e UBS a lanciare due strumenti gender equality. Entrambi replicano un indice sviluppato da Solactive e Equileap, ma il primo prende a riferimento un paniere più ampio di 150 titoli, il secondo i top 100. Le commissioni di gestione sono molto basse (0,2% annuo) e UBS ne destina il 5% a progetti filantropici per realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goal) delle Nazioni Unite.
Un Etf sui green bond
Nel segmento obbligazionario, la novità più significativa è maturata in casa Lyxor, con la quotazione del primo Etf al mondo specializzato esclusivamente sui green bond per il finanziamento di progetti a favore dell’ambiente, in particolare destinati a mitigare i rischi climatici. IndexIQ (il ramo Etf del gruppo Candriam), invece, è stato pioniere nel lancio di strumenti passivi sostenibili di tipo strategic beta, con focus sul mercato del debito sovrano e societario.
Il primato di UBS
Con cinque nuovi prodotti sostenibili, UBS si è confermato leader in questo segmento per ampiezza e diversificazione della gamma. Ma il mercato si sta affollando. IndexIQ si è ritagliato un suo spazio con gli Etf multi-fattoriali, che combinano i fattori ESG (Environmental, social e governance) con parametri finanziari quali la volatilità, la qualità e il valore. Anche Franklin Templeton è sceso recentemente in campo, con la quotazione di Franklin LibertyQ Global Equity SRI, uno strumento a beta strategico con sottostante un indice sostenibile. Intanto, il più grande provider europeo, iShares ha ottenuto l’autorizzazione dalla Banca centrale d’Irlanda al lancio di un replicate dell’indice Thomson Reuter Global Large/Mid Diversity & Inclusion ex Controversial Weapons Equal Weight, che combina l’esclusione dei produttori di armi controverse con criteri di diversità e inclusione.
Costi più bassi e qualità
La competizione preme per un ribasso dei costi. Come spiega Lamont, i nuovi prodotti hanno commissioni più basse dei primi Etf sostenibili, anche se in alcuni casi continuano a essere più cari degli indicizzati tradizionali. La sfida per gli emittenti, però, è raggiungere masse significative ed evitare chiusure premature, alle quali sembrano più sensibili gli strumenti eccessivamente di nicchia.
Dal punto di vista degli investitori, la competizione significa maggiore offerta: oggi sono disponibili in Europa Etf ESG in 21 diverse categorie Morningstar, con alcune opzioni coperte dal rischio valutario. Ma non è solo una questione quantitativa. La quasi totalità dei nuovi prodotti si caratterizza per un Sustainability rating di quattro o cinque globi, che indica un posizionamento superiore alla media o alto all’interno del gruppo di appartenenza.
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