Il moat, a volte, si nasconde dove uno meno se lo aspetta. Un esempio è il settore auto. “In generale è un segmento altamente competitivo, che richiede grandi investimenti per la produzione, che può provocare forti rialzi o ribassi della profittabilità e la cui ciclicità può distruggere valore per anni”, spiega Richard Hilgert, Senior equity analyst di Morningstar. “Nonostante questo alcuni costruttori stanno inziando a mostrare la prova di un evidente e sostenibile vantaggio competitivo”.
Un segreto, che vale per il settore auto come per altri comparti, è la capacità di riuscire ad avere in maniera consistente rendimenti sul capitale investito superiori alla media del costo del capitale. Un fattore che, per restare alle quattroruote, riescono ad esprimere nomi come, ad esempio, BMW, Dongfeng, Ferrari e Tata Motors: tutti gruppi che, per 10 anni, sono riusciti ad avere ritorni superiori al 5% (vedi tabella sotto che comprende anche società non quotate).
Ritorni sul capitale investito nel settore auto
Fonte: Morningstar
BMW e Ferrrari, nello specifico, hanno anche una forza particolare del marchio ed esprimono una capacità a livello di creazione e proprietà intellettuale che, insieme, fanno da supporto agli intangible asset, uno degli elementi di maggior vantaggio competitivo.
Effetti del protezionismo
Non è detto, comunque, che essere i numeri uno in un determinato mercato porti anche ad avere un Economic moat. Nel mondo dell’auto è il caso dei costruttori francesi che, in casa loro, hanno la quota maggiore di mercato ma non riescono a creare rendimenti sul capitale superiori alla media. Diverso è il caso di quei paesi dove ci sono politiche protezionistiche che favoriscono i produttori di casa e dove, in aggiunta, il costo del lavoro è basso. In questi casi, il vantaggio di costo è possibile ottenerlo e, nel caso dell’auto, lo sfruttano la indiana Tata e la cinese Dongfeng.
Il caso Ferrari
Spostandosi in Italia, fa storia a sè il caso di Ferrari: si tratta di un brand molto esclusivo che, per rinforzarsi, ha potuto contare anche sul suo palmares (e sull’eperienza tecnologica accumulata) in Formula Uno. Tanto che la società del Cavallino viene più spesso associata al settore del lusso che non a quello dell’auto. “Questo anche perché ha un controllo sui prezzi di vendita che pochi altri brand delle quattroruote possono permettersi”, dice l’analista.
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