VIDEO: Il Moat funziona davvero?

L’evidenza empirica ha dimostrato che le azioni a cui Morningstar assegna un ampio vantaggio competitivo hanno reso di più di quelle a Narrow moat, le quali hanno sovraperformato le società senza moat.

Andrew Lane 23/02/2018 | 09:39
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Andrew Lane:
 Il team globale di analisi azionaria di Morningstar assegna un Economic moat a ciascuna delle oltre 1.500 aziende che copriamo. Il “moat” è un giudizio che determina se una società possieda un vantaggio competitivo sostenibile che l’aiuterà a respingere i concorrenti che altrimenti potrebbero erodere i suoi profitti economici. Solo il 16% delle società che copriamo ha un Wide moat, cioè un moat ampio, mentre il 43% ha un Narrow moat, cioè un vantaggio medio, e il restante 43% non ha nessun moat, nessun vantaggio competitivo.

Recentemente abbiamo pubblicato uno studio intitolato Not All Moats Are Created Equal, che esamina più da vicino le varie metriche di redditività e rendimento in ciascuno di queste tre giudizi. Attraverso una serie di diverse metriche - tra cui la redditività del capitale investito, la redditività del capitale proprio e i margini operativi - le imprese ad ampio moat hanno sovraperformato le imprese a moat medio che, a loro volta, hanno fatto meglio delle senza moat. Concentriamoci un attimo sulla redditività del capitale investito, che è la metrica primaria che consideriamo quando valutiamo i parametri quantitativi secondo cui c’è o meno la presenza di un vantaggio competitivo.

Su un orizzonte temporale di tre anni, le imprese Wide moat hanno registrato un rendimento di circa il 14% del capitale investito; le imprese Narrow moat hanno ottenuto un rendimento del 10% sul capitale investito, mentre le imprese No moat hanno registrato un rendimento del 5% sul capitale investito. Abbiamo anche confermato che le imprese con un ampio vantaggio competitivo, in media, vengono scambiate a multipli di prezzo/utili più elevati rispetto alle imprese a vantaggio competitivo medio che, a loro volta, commerciano a multipli più alti rispetto alle imprese senza vantaggio. Sugli attuali multipli P/E (price/earnings), le imprese Wide moat scambiano quasi 26 volte; le imprese con moat medio 22 volte, e le aziende no-moat a poco meno di 19 volte (al 5 luglio 2017, Ndr).

Un moat (ampio o medio che sia) richiede anche la presenza di almeno una delle cinque fonti di vantaggio competitivo. Queste fonti includono Asset intangibili, vantaggio di costo, switching cost, scala efficiente ed effetto network. Tenendo conto di queste fonti, abbiamo analizzato la nostra copertura. Nel corso dell'ultimo decennio, le società a cui il moat viene attualmente assegnato grazie all’effetto network hanno conseguito i migliori rendimenti sul capitale proprio e sui margini operativi, oltre ai rendimenti totali più elevati in termini di mercato azionario. D'altro canto, le società di dimensioni efficienti hanno generato la redditività più bassa in quasi tutte le metriche analizzate, nonché i rendimenti azionari totali più bassi.

In sintesi, i risultati sono stati ampiamente coerenti con ciò che ci aspettavamo. Questo ci fornisce ancora più convinzione che siamo stati efficaci nell'identificare i vantaggi competitivi e che la nostra metodologia sta funzionando come dovrebbe.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Andrew Lane  Andrew Lane è Senior equity analyst di Morningstar.

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