Il Blockcahin potrà cambiare il modo in cui si commerciano beni e servizi? Le possibilità ci sono, ma gli analisti di Morningstar non scommettono su una trasformazione facile e in tempi brevi. Le big del mercato, infatti, possono contare su larghe economie di scale e su un forte effetto network che le mettono al riparo dalla concorrenza della nuova tecnologia.
I segmenti più esposti al cambiamento sono quelli della logistica e del retail. Nel primo caso, il Blockchain si propone di razionalizzare un numero di attività molto elevato: lo stoccaggio e il trasporto di merci spesso richiede l’interazione di più intermediari e un intenso flusso di comunicazioni tra le varie parti (negoziazione delle tariffe del vettore, pianificazione delle tempistiche e vari aggiornamenti sullo stato della consegna).
Nella logistica il cambiamento passa dalle App
Una prima evoluzione in questo senso è rappresentata dal Digital Freight Markets (DFM), che cerca di sostituire la figura degli intermediari ad algoritmi che siano in grado di far incontrare domanda e offerta di servizi di trasporto e stoccaggio di merce, limitando in questo modo le commissioni e i tempi di ricerca di un vettore. E l’applicazione Uber Freight ne è un esempio. Tuttavia le tempistiche per l’approdo alla nuova tecnologia si prospettano molto lunghe a causa della forte posizione di vantaggio dei leader di mercato come C.H. Robinson, Echo Global Logistics e Landstar.
Queste aziende sono riuscite ad attrarre negli anni un numero molto elevato di imprese in cerca di servizi di logistica e di vettori in grado di rispondere a tali richieste, creando in questo modo un circolo virtuoso che si autoalimenta e che garantisce loro un potere contrattuale nei confronti delle due parti (effetto network). Sebbene il DFM e il Blockchain, dunque, si propongano di snellire i passaggi nell’interazione tra domanda e offerta di servizi di logistica e di tagliare i costi del settore (soprattutto quelli legati al personale), ci vorranno molti anni prima che riescano a costruire una rete di operatori in grado di mettere in crisi la leadership dei big del settore.
Nel retail rischiano anche i big
Nel comparto retail sono Amazon e Alibaba a dover fare i conti con i cambiamenti promessi dalla nuova tecnologia. I giganti della distribuzione hanno mandato in crisi molte industrie che prima facevano da collegamento tra domanda e offerta di beni e servizi. La loro leadership si basa sul ruolo di intermediario di fiducia che garantisce la buona riuscita della transazione e la consegna della merce, ma l’avvento del Blockchain rischia di mandare in crisi anche questo modello di business poiché permette la realizzazione dello scambio di merci senza la necessità di intermediari.
“Questo rischio dipende dalla tipologia di prodotti offerti dalle due piattaforme. Il potere distruttivo della nuova tecnologia è tanto più forte quanto più indifferenziato e a scarso valore aggiunto è il bene o il servizio offerto sul mercato. Per queste ragioni, pur riuscendo a realizzare economie di scala molto elevate, Amazon e Alibaba sono potenzialmente più esposti all’affermazione della tecnologia del Blockchain”, dice Jim Sinegal, analista azionario di Morningstar.
Al contrario, il mercato americano dei distributori di farmaci rappresenta un ottimo esempio di settore con alte barriere all’ingresso di nuovi competitor: l’industria che si propone di collegare le case farmaceutiche con i centri sanitari e le farmacie è estremamente concentrata (il 90% del giro d’affari è controllato da AmerisourceBergen, Cardinal Health e McKesson) e questo permette agli operatori di realizzare enormi economie di scala.
Inoltre, queste imprese offrono ai loro clienti altri servizi accessori ad alto valore aggiunto: ai produttori di farmaci garantiscono la gestione del magazzino e la possibilità di utilizzare una rete di franchising per la distribuzione dei prodotti, mentre alle farmacie forniscono la gestione dei pagamenti e dei rimborsi sui farmaci. Questo li mette al riparo dal potere distruttivo della nuova tecnologia.
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