Le strategie sui dividendi non sono tutte uguali. Se un investitore vuole un Etf (Exchange traded fund) specializzato sui titoli con cedole generose non deve fermarsi all’etichetta. In primo luogo, deve sapere che questi strumenti appartengono alla famiglia degli Strategic beta, ossia sono fondi passivi che non seguono i tradizionali indici a capitalizzazione. In secondo luogo, fanno parte del gruppo di prodotti orientati al rendimento, che si pongono l’obiettivo di ottenere ritorni migliori rispetto ai benchmark standard. In terzo luogo, il paniere è costruito sulla base di vari criteri, tra cui il tasso di distribuzione agli azionisti (payout ratio), il tasso di crescita o la stabilità della cedola nel tempo. Infine, ci sono Etf che combinano anche altri approcci, come ad esempio la bassa volatilità.
Per cogliere le differenze, è necessario guardare a come è costruito l’indice, in particolare a tre caratteristiche: il dividend yield, la crescita dei dividendi e la sostenibilità nel tempo.
Dividend yield
Il dividend yield è un indicatore di rendimento dato dal rapporto tra il dividendo staccato da un'azione e il prezzo di mercato della stessa. Viene utilizzato nella valutazione di un’azienda a confronto di un’altra o di un gruppo omogeneo di società. Un valore più alto indica una migliore capacità di remunerare il capitale investito. Si tratta, tuttavia, di una misura statica, che da sola non è sufficiente. A livello di portafoglio di un Etf si può utilizzare il dato “Yield 12 mesi”, disponibile anche nelle schede dei fondi, che è il risultato del totale dei pagamenti di dividendi del fondo diviso per il valore patrimoniale netto (Nav), più le eventuali plusvalenze distribuite nel periodo.
“E’ un indicatore volatile nel tempo”, spiega Ben Johnson, direttore della ricerca sui fondi passivi di Morningstar. “Inoltre, può differire molto da un prodotto all’altro. Alcuni gestori prendono più rischi di altri nel costruire un portafoglio orientato al reddito. Per questo è importante conoscere la metodologia dell’indice replicato”.
Tasso di crescita dei dividendi
Il dividend growth è un indicatore della crescita dei dividendi nel tempo. Permette di capire se una strategia orientata al reddito rimarrà indietro, uguaglierà o supererà il tasso di inflazione. L’obiettivo per l’investitore, infatti, è quello di avere un rendimento reale più alto, al netto della perdita di potere di acquisto della moneta.
Sostenibilità dei dividendi
Il dividend sustainability è probabilmente il dato più importante per gli investitori income-oriented ed esprime la capacità di generare cedole in modo costante nel tempo e non sporadicamente. Ad esempio, l’indice S&P High Yield Dividend Aristocrats, replicato da SPDR US Dividend Aristocrats (quotato anche in Italia), seleziona i titoli statunitensi che hanno accresciuto i dividendi negli ultimi 20 anni in modo consecutivo. Per far parte del paniere, le aziende devono rispettare determinati vincoli di flottante e liquidità. Quelle che soddisfano tali criteri sono pesate in base al dividend yield annuale (un’azione non può rappresentare più del 4% del totale).
“Le società che accrescono costantemente i dividendi lungo interi cicli di mercato tendono ad aver un vantaggio competitivo sostenibile e hanno sperimentato forti tassi di crescita”, spiega Dimitar Boyadzhiev, analista di Morningstar. “Tuttavia, attribuire alle azioni un peso in base al dividend yield sovraespone il portafoglio alle mid-cap e ai tivoli value, il che può rappresentare una fonte di rischio”.
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