Sempre più investitori sono interessati a ridurre l’esposizione dei loro portafogli alle aziende che più inquinano il pianeta e, di conseguenza, ad abbassare il Carbon risk, ossia il rischio che deriva dalla transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2.
Gli indici Low Carbon risk di Morningstar, introdotti a fine gennaio, permettono di avere un’esposizione azionaria diversificata alle imprese che sono più preparate ad affrontare i cambiamenti normativi, sociali e di mercato per un sistema economico più pulito. Vanno oltre il concetto di Carbon footprint, e sono costruiti attraverso un processo di ottimizzazione che si basa sui dati di Carbon risk ed esposizione alle fonti fossili delle singole aziende, forniti da Sustainalytics. Tale processo, inoltre, cerca di minimizzare le deviazioni rispetto al mercato nel suo complesso.
Se prendiamo ad esempio il benchmark globale, vediamo come l’indice Low Carbon Risk abbia un migliore profilo in termini di Rischio carbonio (il 20% in meno) e di Carbon intensity (il 30% in meno). Inoltre, è più orientato ai titoli growth e sovrappesa settori come la tecnologia e la salute a discapito di energia, utility e materiali di base. I mercati sviluppati sono più rappresentati rispetto all’indice tradizionale. Infine, le aziende in portafoglio tendono ad avere un vantaggio competitivo maggiore e una migliore qualità finanziaria. Il test dei rendimenti a partire da dicembre 2012 mostra una leggera sovraperformance rispetto all’indice globale tradizionale.
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