Sulle performance degli indici sostenibili si è detto molto nell’ultimo anno. Ma cosa emerge se cambiamo la prospettiva e guardiamo la loro volatilità? Questo indicatore misura la velocità dei movimenti dei prezzi di un titolo e quindi aiuta a capire quando il mercato può cambiare direzione. In sostanza, ci permette anche di valutare il rischio che corriamo nelle nostre scelte di investimento.
In un recente studio dal titolo Morningstar’s ESG indexes exhibit attractive investment attributes, Dan Lefkovitz, strategist del Morningstar index team, ha analizzato 56 benchmark proprietari costruiti secondo criteri ESG, confrontandoli con quelli tradizionali. L’orizzonte temporale per la maggior parte di essi va dal 2009 o dal 2012 a fine 2018 (il loro lancio è più recente, ma l’analisi è realizzata con procedure di backtesting).
Le performance
Il rapporto non evidenzia solo che 41 indici ESG (acronimo che racchiude i fattori ambientali, sociali e di governance) battono i tradizionali, con un tasso di successo del 73%, ma anche che tendono ad investire in aziende meno volatili, con un maggior vantaggio competitivo e bilanci più solidi.
Il fattore volatilità
In particolare, 47 benchmark sostenibili su 56 sono meglio posizionati sul “fattore volatilità” rispetto a quelli tradizionali, il che significa che sono meno esposti a oscillazioni violente dei prezzi nel lungo termine. Nella concezione di Morningstar, infatti, questo “fattore” misura il differenziale massimo osservato dei rendimenti di lungo termine. Rispetto alla deviazione standard, ha il vantaggio di considerare orizzonti estesi e non le variazioni giornaliere o mensili.
La famiglia degli indici sostenibili
Le famiglie di indici Morningstar utilizzate nello studio sono: Sustainability, Sustainability leader, Sustainable environment e Low carbon risk. La prima esclude dal paniere l’industria del tabacco e delle armi, così come le società con un alto livello di controversie, e include le migliori in termini di punteggio di sostenibilità, secondo le valutazioni di Sustainalytics (partner di Morningstar nella ricerca ESG). “La maggior parte dei benchmark di questa famiglia (15 su 20) ha in pancia aziende meno volatili”, spiega Lefkovitz. Nel grafico qui sotto sono riassunti i risultati: l’ultima colonna mostra il fattore volatilità, le precedenti due il vantaggio competitivo (Economic moat) e la salute finanziaria).
L’esposizione degli indici sostenibili di Morningstar ai fattori di rischio a confronto con i tradizionali
I leader della sostenibilità
La famiglia degli indici Sustainability leaders è ancora più selettiva. Ad esempio, vengono escluse anche aziende molto esposte al gioco d’azzardo, all’alcol, alla pornografa e al nucleare, oltre a quelle con un alto Carbon risk o che non sono conformi al Global Compact, il patto mondiale promosso dalle Nazioni Unite per incoraggiare le aziende ad adottare politiche sostenibili, rispettare la responsabilità sociale di impresa e rendere noti i risultati conseguiti. In questi panieri più “esclusivi”, otto su dieci indici hanno un punteggio superiore in termini di volatilità, quindi sono meno suscettibili a forti scossoni delle quotazioni nel tempo rispetto ai benchmark tradizionali, a parità di area geografica.
Gli indici ambientali e low carbon risk
Il tema ambientale è il più popolare negli ultimi anni tra gli investitori, perché gli effetti del cambiamento climatico, dell’inquinamento delle acque e dell’eccessiva produzione di rifiuti è sotto gli occhi di tutti. La famiglia di indici Morningstar sull’ambiente è stata lanciata nel 2018, ma i dati a disposizione arrivano fino al 2012. Anche in questo caso, i loro panieri sono meno volatili di quelli tradizionali e contengono aziende con un maggior vantaggio competitivo e bilanci più solidi, quindi meno esposti a stress finanziari.
Infine, la famiglia di indici Low carbon risk contiene le aziende che, nelle varie regioni del globo, sono meglio posizionate per la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2. I panieri includono sia le società meno esposte alle fonti fossili sia quelle che stanno intraprendendo serie azioni per gestire questo rischio. Lanciata nel 2018, la famiglia Low carbon risk ha un track record fino al 2012. Secondo lo studio Morningstar, nove su dieci benchmark hanno un livello di volatilità inferiore agli indici tradizionali (l’unica eccezione sono gli Stati Uniti).
Volatilità e performance
“Alti punteggi relativi alla volatilità, al vantaggio competitivo e alla salute finanziaria sono predittivi di una positiva esperienza di lungo termine da parte degli investitori”, conclude Lefkovitz. “Questi attributi sono destinati a durare nel tempo perché la ricerca Morningstar ha osservato sistematicamente una relazione tra essi e alti punteggi ESG”. Se, invece, si concentra l’attenzione solo sui rendimenti, è bene ricordare che possono cambiare nel tempo. Ad esempio, gli indici sostenibili potrebbero essere svantaggiati in caso di rally delle materie prime e dell’energia, settori che generalmente sottopesano.
Leggi lo studio completo sugli indici ESG di Morningstar.
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