Investimenti al sicuro nell’equity? Assolutamente no, ma è vero che ci sono titoli meno volatili di altri e dunque meno rischiosi. Le aziende attive nei settori difensivi, che presentano un solido modello di business e una posizione di vantaggio rispetto ai competitor, dicono gli analisti di Morningstar, sono meno sensibili all’andamento del ciclo economico e riescono a mantenere flussi di cassa stabili nel tempo. Questo, aggiungono, rende i loro risultati più prevedibili a tutto vantaggio della stabilità delle quotazioni dei titoli sui listini.
Tra le azioni coperte dall’analisi Morningstar, Kerry Group, General Mills e Philip Morris International sono accomunate dall’essere attive nel settore beni di consumo difensivi, da un Economic moat elevato e da un’alta prevedibilità dei risultati. Fattori che si traducono in una volatilità dei rendimenti relativamente bassa per il mercato azionario (deviazione standard a tre anni compresa tra il 16 e il 20%). Inoltre, sono scambiate a un consistente tasso di sconto rispetto al fair value.
Kerry, modello di business inimitabile
Kerry opera nel settore alimentare e ha un modello di business molto particolare che la rende unica nel suo genere. L’azienda britannica fornisce alle aziende produttrici di cibo e bevande alcuni degli ingredienti necessari alla manifattura, ma lo fa in un modo diverso: non si limita a rispondere alle richieste della clientela, ma ha un approccio proattivo che punta a collaborare con i partner commerciali al fine di identificare le opportunità del mercato per poi aiutarli a sviluppare e a commercializzare il prodotto. Tutto questo, unito all’elevata qualità dei servizi offerti, conferisce a Kerry un forte potere contrattuale nei confronti dei clienti e la mette al riparo dalla concorrenza dei competitor.
“A testimoniare la posizione di vantaggio del gruppo britannico ci sono i dati degli ultimi cinque anni che indicano una crescita media del fatturato del 2,5%, un margine Ebit attorno al 12% e un rendimento del capitale superiore al 15%. Kerry è riuscita ad aumentare i volumi di produzione anche durante gli anni di recessione economica e a ritmi superiori a quelli del mercato, oltre che a scaricare sui clienti l’aumento del prezzo delle materie prime”, dice Ioannis Pontikis, analista azionario di Morningstar. “L’azienda è in prima linea per beneficiare del trend di lungo periodo legato all’aumento della domanda di cibo sano e di benessere della popolazione occidentale e ci aspettiamo per i prossimi cinque anni una crescita media del fatturato del 9%. In base a queste ipotesi stimiamo un fair value pari a 110 euro” (report aggiornato al 4 marzo 2019).
General Mills punta ai marchi ad alto valore aggiunto
General Mills è leader nel mercato americano del cibo confezionato grazie a un portafoglio marchi di grande valore (come Häagen-Dazs e Cheerios). La forza dei suoi brand, che gli permette di esercitare un forte potere contrattuale nei confronti delle catene di distribuzione, e le elevate economie di scala le permettono di ricavare margini di profitto elevati e di mantenere una redditività del capitale superiore alla media (attorno al 25%). “Negli ultimi anni l’azienda ha sofferto in alcune categorie di prodotto, ma la sua strategia di acquisire marchi a più alto valore come Blue Buffalo, produttore di alimenti per animali domestici, le ha permesso di mettersi al riparo dalla concorrenza sui prezzi e di mantenere flussi di cassa costanti nel tempo”, dice Sonia Vora, analista azionaria di Morningstar.
“Nei prossimi 10 anni, ci aspettiamo che General Mills sia in grado di crescere a un ritmo del 2% e di mantenere un margine Ebit costantemente attorno al 17% grazie alla sua capacità di valorizzare i propri marchi ritoccando i prezzi di vendita. Negli ultimi 12 mesi il titolo ha guadagnato in Borsa il 20%, ma nonostante questo continua a essere scontato del 10% rispetto al fair value di 57 dollari” (report aggiornato al 3 aprile 2019).
Philip Morris pioniera della sigaretta elettronica
Philip Morris International è leader assoluto nel settore del tabacco grazie a una quota di mercato del 28% (Usa e Cina escluse). La natura stessa dei suoi prodotti, che creano dipendenza nei consumatori, fa sì che le vendite del gruppo non siano soggette a forti fluttuazioni. Inoltre l’azienda ha un portafoglio brand di altissimo valore (tra cui i diritti per la commercializzazione del marchio Marlboro fuori dagli Usa), che le garantisce la tenuta della sua quota di mercato, ed economie di scala difficilmente replicabili da parte della concorrenza. Tutto questo si traduce in margini di profitto superiori alla media e molto stabili nel tempo.
“Philip Morris è stata tra le prime aziende del settore a investire nelle sigarette elettroniche. Questo le garantisce un vantaggio rispetto ai competitor e la possibilità di compensare il calo delle vendita delle tradizionali bionde nei mercati occidentali. Nei prossimi cinque anni, ci aspettiamo che la crescita del fatturato - a un ritmo del 4% - contribuisca a un miglioramento del margine operativo di circa 100 punti base e al mantenimento del rendimento del capitale attorno al 90%”, dice Philip Gorham di Morningstar. “La nostra stima del fair value è al momento pari a 102 dollari e vale al titolo Philip Morris un rating di 4 stelle” (report aggiornato all’11 marzo 2019).
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