Morningstar ha pubblicato numerosi studi che dimostrano come i costi di un fondo siano tra le prime discriminanti su cui basare la propria scelta. Questo vale ancora di più per gli Exchange traded fund, che non si basano su di una gestione attiva.
Infatti, secondo un recente studio di iShares, il totale dei costi di gestione, il cosiddetto Ter (Total expense ratio), per gli Etf in Europa è in media pari allo 0,31% contro lo 0,87% medio annuo per un fondo ma, diversamente dai fondi comuni, per i replicanti il Ter è solo uno degli elementi da considerare per valutarne il costo totale.
I costi nascosti
Il Ter è un costo esplicito in quanto determinato ex-ante e include le spese annuali necessarie per amministrare il fondo. L’ammontare del Ter dipende dall’indice a cui è esposto il fondo, dalla struttura del replicante e dalla politica di prezzo del suo emittente, per cui Etf di diversi emittenti, aventi l’obiettivo di replicare lo stesso indice, possono presentare Ter differenti. Per i fondi domiciliati in Europa e regolati dalla normativa Ucits, il Ter include i costi di gestione e una serie di altre voci di cui è responsabile l’asset manager, tra cui costi amministrativi, di custodia, di revisione e spese legali, di registrazione presso gli organi di vigilanza.
In sostanza, gli analisti di iShares individuano tre voci di costo che possono incidere notevolmente sul Ter. Innanzitutto i costi di ribilanciamento, i quali sono connessi al flusso in entrata e in uscita dai titoli presenti nel paniere di riferimento. Tali costi, si legge nel commento, possono variare significativamente in base all’esposizione e alla struttura dell’Etf. Anche il patrimonio totale in gestione è un fattore chiave da considerare in merito ai costi di ribilanciamento di un replicante poiché i fondi di dimensioni inferiori non possono in realtà possedere tutti i titoli dei benchmark più corposi senza avere posizioni limitate che diventano onerose da negoziare.
Poi vi sono i costi di negoziazione, ovvero la differenza tra prezzi di acquisto e di vendita per ogni transazione; essi possono essere influenzati da diversi fattori, tra cui la domanda e l’offerta dello stesso Etf, le dimensioni del fondo in termini di patrimonio gestito, la liquidità dei titoli sottostanti e il numero di market maker. Infine, bisogna tenere in conto anche i costi di intermediazione e gli oneri fiscali.
Come minimizzare gli oneri
Gli Etf, spiegano gli analisti di iShares, hanno la possibilità di generare rendimenti aggiuntivi che contribuiscono quindi a ridurre i costi totali. Come? Il gestore dell’Etf può prestare i titoli sottostanti a fronte di un rendimento che va a beneficio di tutti gli azionisti del fondo, poiché la porzione di rendimento generata dal prestito titoli si riflette sul Net asset value (Nav) su base giornaliera. Tutte le attività prestate sono garantite per oltre il 100% e sono monitorate quotidianamente. In pratica, è come se nella sommatoria dei vari costi, ci sia una sottrazione.
Conoscere il quadro completo
Per gli investitori è quindi importante avere la fotografia completa delle voci di costo, che possono cambiare notevolmente il Ter ufficiale. “Nel processo decisionale”, conclude nella nota Emanuele Bellingeri, responsabile di iShares per l’Italia, “gli investitori devono avere una visione completa del costo totale di proprietà di un Etf, sommando tutti i fattori di costo oltre al Ter e considerando anche l’impatto della capacità di generazione un extra- rendimento”.
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