Morningstar ha più volte sottolineato l’importanza di migliorare la trasparenza e le protezioni per gli investitori nel mondo degli Exchange traded fund, specialmente per quanto riguarda gli Etf sintetici, ovvero quelli che utilizzano contratti derivati. A questo proposito, uno dei punti cardine riguarda le politiche di gestione del collaterale, cioè quel paniere di titoli che funge da garanzia per il patrimonio dell’Etf.
L’importanza del timing
Data l’esistenza di vari modi per replicare sinteticamente un benchmark, è importante che gli investitori comprendano le differenze delle diverse strutture legali e i diversi rischi associati.
“Cercando di semplificare il dibattito in corso tra i sostenitori di una o dell’altra maniera di replicare l’indice, possiamo affermare che l’affidabilità di un Etf sintetico dipenda in gran parte dalla tipologia di swap utilizzata, cioè se esso sia funded o unfunded”, afferma Hortense Bioy, analista di Morningstar. “Ricopre una particolare importanza anche come viene gestito il collaterale e chi lo detiene”. Queste considerazioni hanno infatti degli effetti su come viene trattato il collaterale in caso di default. “Ad esempio”, prosegue Bioy, “esse potrebbero modificare le tempistiche di una potenziale liquidiazione degli asset detenuti”.
Funded vs unfunded
Nel modello con lo swap unfunded, il patrimonio degli investiori è utilizzato dall’emittente dell’Etf per acquistare titoli, i quali andranno a costituire il paniere collaterale. È quindi chiaro che in questa struttura il fondo detiene gli asset. “Questo accesso diretto agli asset significa che l’emittente è sempre in grado di liquidarli velocemente in caso di necessità, cioè nel caso di problemi con la controparte”, afferma Bioy.
Il modello con lo swap funded si presenta più complesso. In questo caso, infatti, i soldi degli investitori vengono trasferiti alla controparte emittente dello swap, la quale crea il paniere collaterale e lo affida ad un custode indipendente. “La sottigliezza sta nel fatto che i titoli vengono trattati come proprietà del fondo”, si legge nella nota firmata dall’analista Morningstar. “In teoria, questo significa che il fondo può ottenere accesso agli asset del collaterale dietro approvazione. Come risultato, nell’ipotesi di default, l’Etf ha il diritto di ottenere dal custode del collaterale il traferimento dei titoli a proprio favore, per poi operare come meglio crede”. In pratica, le tempistiche potrebbero allungarsi, anche se non è detto che avvenga per forza sempre così.
Detto questo, cercare di determinare a priori quale struttura sia più o meno sicura dell’altra è un’attività complessa e probabilmente inutile. “Lo abbiamo notato con la vicenda Lehman Brothers”, afferma Bioy, “in cui alcuni amministratori di collaterali legati a contratti swap hanno congelato gli asset provocando ritardi nella liquidazione, mentre per molti altri il processo è stato rapido ed efficiente”.
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