Le materie prime sono diventate negli ultimi anni un asset class sempre più importante in molti portafogli. Secondo le statistiche di Barclays Capital, alla fine del 2010 gli asset impiegati in replicanti dedicati alle materie prime ammontavano a 376 miliardi di dollari, un boom avvenuto in particolar modo negli ultimi cinque anni. La bassa correlzione con i mercati, i forti fondamentali e la capacità di funzionare come scudo contro l’inflazione sono sicuramente qualità importanti, ma che esistono da sempre.
Il salto di qualità, infatti, è avvenuto grazie allo sviluppo di strumenti finanziari che permettono investimenti sulle commodity in maniera semplice e alla portata di tutti, ovvero gli Exchange traded commodity. Gli Etc possono essere scambiati durante la giornata come le azioni e possono avere come sottostante la materia prima fisica (ad esempio l’oro), oppure un derivato su una commodity, o, ancora, un indice. Un altro elemento importante è la possibilità di investire su indici generali, che permettono di esporsi a diverse commodity contemporaneamente. Essendo gli Etc degli strumenti passivi, la scelta principale e più importante riguarda proprio il benchmark da replicare.
Rendimento sintentico, tre componenti
Come avviene per gli Etf, anche gli Etc possono basarsi su due tipologie di replica: fisica e sintetica. In realtà, sono pochissimi gli Etc che investono direttamente nel bene fisico sottostante, anche per l’impossibilità materiale di farlo; la maggior parte impiega una replica sintetica, attraverso l’utilizzo di contratti future.
“È fondamentale che gli investitori comprendano le diverse componenti che formano il rendimento degli Etc sintentici”, afferma Nicholas Brooks, responsabile della ricerca per Etf Securities, in una nota. “Il rendimento di un replicante che utilizza contratti future è infatti formato da tre diverse parti: prezzo spot, roll return e collateral yield”. Normalmente, la componente più significativa è il prezzo spot, ovvero il valore della materia prima sul mercato, formatosi attraverso la domanda e l’offerta.
“I contratti future, a differenza delle azioni, hanno una scadenza”, prosegue la nota. “Quindi, appena prima della scadenza del future sulla commodity, l’emittente dell’Etc ne deve comprare un altro per mantenere l’esposizione. Se il nuovo future costa di più del vecchio, questo porterà un roll return negativo (contango in termini tecnici), al contrario, il roll return sarà positivo (backwardation in gergo tecnico)”. Aspetto importante, ad esempio, è sapere se l’Etc compra future con scadenza mensile o trimestrale, visto che questo ha una conseguenza diretta sull’impatto generale del roll return. Il collateral yield, invece, “è il rendimento implicito che matura grazie al paniere di titoli collaterali, di solito pari al tasso dei Treasury Usa”.
Conoscere l’indice
Essenzialmente, gli investitori interessati ad un approccio passivo verso l’universo delle materie prime, devono cercare di capire il metodo di replica del benchmark, le sue componenti e il loro impatto sui rendimenti. “Ad esempio, un indice sovrappesato sul settore energetico sarà più volatile rispetto ad un indice con un portafoglio più equilibrato”, afferma Brooks. “Inoltre, è opportuno capire il grado di liquidità delle componenti che compongono il benchmark, specialmente per quegli indici nati da poco, con una storia limitata.”
Insomma, la nascita di questi strumenti ha democratizzato l’investimento in materie prime e la continua crescita del numero di indici a disposizione offre agli investitori diverse opzioni per diversificare il proprio ventaglio di scelte. Tuttavia, è importante conoscere che tipo di indice si sta acquistando e le ripercussioni che si potrebbero generare a livello di portafoglio.
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