Il promotore finanziario come consulente che aiuta l’investitore a combattere l’emotività sui mercati. E’ questo il ritratto che è uscito durante la presentazione della Relazione Annuale 2011 dell’Apf. Il presidente, Giovanna Giurgola Trazza, e il direttore generale, Joe Capobianco, hanno spiegato come il promotore finanziario possa fungere da ammortizzatore e come sia doveroso eliminare il luogo comune di una natura prettamente commerciale legato alla categoria. Infatti, ancora solo il 20% delle famiglie si affidano a un promotore finanziario. Eppure recenti ricerche Assoreti-GFEurisko dimostrano che l’84% delle famiglie che usufruiscono dei servizi di tale professionista sono soddisfatte del suo operato.
La competenza garantita
Onorabilità e professionalità sono i requisiti indispensabili previsiti dal D.M. 472/1998 per essere iscritto e permanere nell’Albo. Ma i controlli sono capillari, continui anche successivamente e su campioni estratti casualmente, nonché sulla base di indicatori di rischio interni e di segnalazioni provenienti dall’esterno. Inoltre per gli aspiranti promotori la prova valutativa, divisa in tre sessioni, è molto selettiva. Nel 2011 è stata affrontata da 2.810 candidati e il 32% di loro è risultato idoneo. Il 40% delle domande presentate proviene da laureati, dato in sensibile aumento rispetto al 2010, quando i laureati erano il 34% del totale. Il 37% dei promossi ha un titolo universitario contro il 28% di diplomati.
L’Albo ha sviluppato nuovi strumenti di studio e di simulazione delle prove con contenuti ed esercitazioni con un tutor elettronico che tiene traccia dei risultati e propone quesiti ad hoc.
Prospettive del 2012
Con il sostegno delle altre associazioni (Assoreti, Anasf, Abi), Apf ha formulato ipotesi di e-learning per gli aspiranti e di master di primo livello con iter propedeutici pratici per i neo-iscritti, senza dimenticare corsi di specializzazione e aggiornamento professionale durante la professione stessa. Ciò anche per facilitare il ricambio generazionale della categoria. Infatti, l’invecchiamento della categoria è un dato di fatto. È un Albo dove l’età media è di 47 anni e ogni anno invecchia di uno. “Questo perché non c’è un cambio generazionale strutturale”, ha commentato Joe Capobianco, direttore generale dell’Apf. “Certamente non è una professione semplice, né facile, ma ciò non vuol dire escludere i giovani professionisti, anzi i numeri di coloro che si propongono per intraprendere questa attività sono molto elevati.” Un miglior equilibrio tra le fasce di età consentirebbe ai giovani, infine, di raccogliere l’esperienza e la consolidata cultura dei colleghi più maturi e di contribuire con nuove energie all’utilizzo degli strumenti sempre più evoluti che la finanza richiede, soprattutto se rivolta al segmento private della clientela.
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