Il comparto tecnologico non è un terreno di caccia riservato esclusivamente agli investitori growth. Facendo le scelte giuste, infatti, può diventare una buona riserva anche per chi vuole adottare strategie value. Le statistiche dicono che i fondi che puntano alla crescita oggi sono ancora quelli che preferiscono gli asset tecnologici. Secondo i dati Morningstar a livello globale i fondi growth hanno (mediamente) il 26,4% dei loro attivi investiti in questo comparto e sono fra i maggiori azionisti di società come Apple e Google.
Le trasformazioni che queste aziende stanno subendo, tuttavia, le rende sempre più adatte anche a prodotti che seguono altri obiettivi. Apple è un caso tipico. La società di Cupertino fino a qualche tempo fa impiegava tutti suoi utili per fare investimenti nella ricerca e sviluppo. A partire da quest’anno, invece, ha deciso di dare un po’ di valore agli azionisti attraverso la distribuzione di dividendi. Una trasformazione che sta coincidendo con un rinnovato interesse da parte degli investitori value per il produttore dell’iPad. Sempre in base alle analisi di Morningstar, oggi i fondi value investono circa il 12% del loro patrimonio in aziende del comparto tecnologico: è quasi il doppio se confrontato con le scelte effettuate solo cinque anni fa. “L’aumento è stato particolarmente pronunciato per quanto riguarda i prodotti specializzati nelle piccole e medie imprese”, spiega Shannon Zimmerman analista di fondi di Morningstar.
Il gap fra prezzo reale e valore di mercato
Ma come si sceglie un titolo hi-tech con caratteristiche value. In generale si può dire che, per quei gestori che seguono esclusivamente questo tipo di strategia, ogni azione può essere interessante. A patto, però, che il divario fra il valore che il gestore dà all’azienda e quello che le riconosce il mercato sia sufficientemente ampio. Un buon sistema per individuare titoli di questo tipo è mettere in relazione il prezzo di mercato attuale con quello che dovrebbe essere analizzando voci come il fatturato medio e i flussi di cassa. “Se il valore che viene fuori studiando questi elementi è del 45% superiore a quello riconosciuto dagli altri operatori, possiamo ragionevolmente pensare che prima o poi le azioni in questione recupereranno questo sconto”, dice Zimmerman. “In questo modo si potranno mettere in portafoglio asset finanziariamente forti che, al momento dell’acquisto, sono un buon affare.
Seguire i fondi
Un sistema per capire quali sono queste aziende è quello di guardare dove hanno investito i fondi specializzati nel comparto tecnologico. I migliori hanno in portafoglio aziende guidate da manager che hanno saputo investire il capitale in maniera più efficiente”. Va anche detto che valutazioni interessanti e fondamentali solidi non bastano a garantire il successo di un investimento. Durante il rally del 2009, ad esempio, il ritorno di appetito per il rischio ha portato molti investitori a snobbare le società che avevano i bilanci migliori e gli utili in crescita. Bisogna anche aggiungere che molti investitori, soprattutto quelli con prodotti specializzati negli Stati Uniti (dove l’hi-tech conta per il 20% dell’indice S&P500), hanno già una buona esposizione alla tecnologia.
“Il discorso è diverso per chi ha investito in uno o più prodotti che seguono strategie di tipo value”, dice l’analista di Morningstar. “Se è vero infatti che sta crescendo il numero di gestori che vanno a caccia di valore con incursioni nel territorio tecnologico, è vero anche che sul mercato ci sono ancora molte opportunità di investimento che possono fare comodo. Il risparmiatore non deve dare per scontato che il suo money manager le stia seguendo. Acquistare titoli una volta riservati a operatori growth potrebbe quindi essere un buon sistema per completare il proprio portafoglio value”.
Questo articolo è apparso sul numero di Tutto Fondi di luglio 2012
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