Stare nei porti sicuri costa caro. Eppure gli investitori continuano ad essere attratti dai titoli governativi, in particolare quelli statunitensi. Al contrario, i titoli più rischiosi sono a buon prezzo, ma pochi trovano il coraggio per acquistarli. In un report, Lyxor analizza il fenomeno e dice: “Difficilmente la situazione cambierà nel breve termine”. C’è infatti una grande incertezza sui mercati, perché a muoverli sono fattori esterni e non controllabili, come le decisioni politiche sul futuro dell’euro e la campagna elettorale americana.
Economia zoppicante
La lancetta dell’economia indica che la crescita economica globale sarà modesta e gli investitori scrutano le prossime mosse delle autorità monetarie per capire se saranno quelle giuste. Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, ha difeso le misure non convenzionali nell’incontro annuale dei banchieri a Jackson Hole, e si è detto disposto a continuare se la Fed lo riterrà necessario, dal momento che la situazione “è lontana dall’essere soddisfacente”. Inoltre, gli Stati Uniti si avvicinano al “precipizio fiscale” (fiscal cliff), ossia la coincidenza tra la fine degli incentivi fiscali decisi durante l’era Bush e i tagli alla spesa pubblica.
Nell’Eurozona la situazione è ancora più delicata. “Pensiamo che i limitati progressi sul fronte politico siano insufficienti per far ripartire la congiuntura”, si legge nel report di Lyxor. “Il processo di riduzione dell’indebitamento da parte delle banche e i provvedimenti fiscali restrittivi probabilmente renderanno più acuta la recessione. Infine, l’escalation della crisi del debito impatta sull’economia globale”. Su questo fronte, la Bce ha annunciato che darà il via al nuovo piano anti-spread per aiutare i paesi più colpiti dalla speculazione.
Per chi vuole osare
Il contesto non incentiva l’assunzione del rischio, ma questo non vuol dire che i mercati non offrono opportunità, soprattutto dopo i periodi di cali diffusi e pronunciati delle Borse. Si tratta di una situazione particolarmente sfidante per le strategie alternative, come quelle utilizzate dagli hedge fund, perché si tratta di combinare la ricerca di fonti di reddito più remunerative dei titoli di stato con la capacità di “cogliere l’attimo” quando si presentano situazioni favorevoli.
Secondo l’ultimo report di Morningstar, la maggior parte degli hedge fund si è mosso bene in un luglio volatile e senza direzione, con l’indice Morningstar Msci composite hedge fund (composto da circa 1.000 fondi) che è salito quasi del 2%, portando il rialzo dall’inizio del 2012 a +3,7%. Il risultato è stato migliore di quello messo a segno dall’S&P 500 e dall’Msci Europe.
Forze opposte
Nel complesso, tuttavia, un’indagine realizzata da Morningstar e Barron’s negli Stati Uniti, rivela che la crescita nell’impiego degli strumenti alternativi sta rallentando a causa delle deboli performance rispetto ai mercati nel loro complesso. Investitori istituzionali e consulenti finanziari dichiarano che tali strategie sono importanti nella costruzione del portafoglio, ma sono più cauti nell’esposizione a questi asset. Tra i fattori considerati negativi figurano la mancanza di liquidità degli hedge fund (anche se sono stati fatti passi in avanti negli ultimi anni) e le alte commissioni, ma anche la scarsa trasparenza e l’incertezza dei benefici.
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