La bolla cinese non spaventa il mattone

Le misure anti speculazione decise da Pechino non bastano a frenare gli investitori. Il real estate Usa, intanto, è ancora nel tunnel.

Marco Caprotti 08/09/2010 | 14:19
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Il mercato real estate non sembra aver paura dello scoppio della bolla immobiliare cinese. L’indice Msci del mattone a livello mondiale nell’ultimo mese (fino al 7 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato più del 6%, portando a +19,4% la performance da inizio anno. E questo a dispetto dei continui allarmi che gli analisti continuano a lanciare sulla situazione critica in cui si trova il Paese del Drago per guanto riguarda le abitazioni.

Il mattone cinese si gonfia
I numeri arrivano da alcuni operatori del settore. Secondo China Vanke, le vendite ad agosto sono aumentate del 149% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. In base ai dati forniti da Soufun Holdings,  i prezzi delle case a Pechino hanno registrato un balzo superiore al 12% e di circa il 7% a Shenzhen (nella Cina meridionale). A Shanghai, dove l’aumento delle vendite è stato del 70% l’incremento del valore degli immobili ad uso abitativo è stato del 9,5%. “Si tratta di numeri importanti che richiedono misure eccezionali da parte del governo”, ha spiegato ai giornali Ba Shusong, vice direttore dello State Council Development Research Center. Un appello di cui in realtà la politica non aveva bisogno.

Nuove misure anti-bolla
L’esecutivo ha già introdotto misure per rendere più difficile l’erogazione di mutui per le seconde e terze case e ha accelerato il programma di edilizia popolare nella speranza che l’eccesso di offerta faccia abbassare i prezzi. A questo punto, però, non è escluso che vengano introdotti nuovi provvedimenti per limitare gli sconti a cui le banche offrono prestiti e, alla fine, una pesante tassa sulla proprietà. “Una bolla immobiliare in Cina ci mette più tempo a gonfiarsi, rispetto ad altri Paesi del mondo”, spiega uno studio firmato da Steven McCord, direttore della ricerca della società di consulenza immobiliare Jones-Lang LaSalle. “Tipicamente, la bolla inizia a crescere quando tanta gente si indebita molto per acquistare una casa. Questa era la situazione fino a qualche anno fa in America, dove le famiglie si facevano prestare il 100% del valore di un immobile e, in molti casi, anche il 110%”.

In Cina la situazione è diversa. “Per legge una persona non può ottenere più del 70-80% dei soldi che gli servono”, continua McCord. “Il resto lo deve sborsare di tasca sua. Il problema in questo momento è che molti cinesi si fanno prestare il limite massimo. In pratica: si stanno indebitando meno, rispetto agli americani, ma comunque molto”.

Gli Usa scricchiolano
Il mattone americano, intanto, continua a scricchiolare. Secondo gli ultimi dati rilasciati dal Dipartimento del commercio e dalla National Association of Realtors, la vendita di case nuove a luglio è calata del 12% (toccando i minimi dell’anno), mentre quella di abitazioni esistenti è crollata del 27%. I pignoramenti, nel frattempo, sono saliti del 4% rispetto a giugno. C’è poi la spada di Damocle del real estate commerciale per il quale, secondo i dati della società di analisi Real Capital Analytics, ci sono in giro più di 310 miliardi di prestiti sotto forma di mutui che scadranno a fine 2010 e altri 500 miliardi che matureranno nel 2011. In una situazione del genere, spiegano gli analisti, non è escluso che qualche banca americana titolare di questi crediti possa anche andare incontro al fallimento.

Calma in Europa
Più stabile, invece, la situazione in Europa. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Halifax (la divisione presiti per la casa di Lloyds Banking Group in Inghilterra), i prezzi delle abitazioni a settembre sono cresciuti dello 0,2% dopo il +0,7% fatto segnare ad agosto. Il dato viene considerato importante per tutto il Vecchio continente visto che la Gran Bretagna, dal punto di vista immobiliare, solitamente anticipa di circa un anno le tendenze che si registreranno nel resto d’Europa. “Il miglioramento dell’economia, il rafforzamento del mercato del lavoro e i bassi tassi di interesse, stanno sostenendo la domanda di case”, spiega il report firmato da Martin Ellis, economista di Halifax. “Il ritmo di crescita congiunturale, tuttavia, non potrà durare a lungo. Di conseguenza i prezzi resteranno fermi per qualche tempo”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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