Più educazione finanziaria sugli Etf. E’ il leit-motiv di queste settimane. Lo dice l’industria dei replicanti e la chiedono gli investitori. La conferma viene dal sondaggio condotto in Italia da Morningstar in collaborazione con iShares, al quale hanno partecipato 2.048 persone, di cui il 98% appartiene alla categoria degli investitori retail (privati, promotori finanziari, consulenti e private banker) e il rimanente 2% a quella degli istituzionali (gestori di fondi, fondi pensione, Gpm/Gpf).
Il ritratto dell’investitore che emerge dall'indagine mostra che gli strumenti passivi (Exchange traded fund e Exchange traded commodities) sono conosciuti, ma chi li compra vuole saperne di più sul funzionamento. Sono scelti soprattutto per l’efficienza dei costi, mentre è considerato critico lo spread bid-ask (differenziale tra prezzo di acquisto e vendita).
L’Etf piace al retail
Gli Etf/Etc hanno una storia giovane sul mercato italiano e, più in generale, su quello europeo. In Borsa italiana i primi sono stati quotati nel settembre 2002, ma lo sviluppo è stato rapido sia per volumi che per prodotti e contratti. Tra i partecipanti al sondaggio, è elevato il numero di coloro che già investono in questi strumenti (72% dei retail e 82% degli istituzionali) o sono possibilisti nel farlo in futuro (rispettivamente 14 e 11%). E’ in particolare significativo il dato retail, che conferma le statistiche ufficiali di una forte presenza di questo segmento a Piazza Affari.
In generale, gli investitori sono soddisfatti dell’investimento in replicanti, come mostra la bassa percentuale di coloro che hanno investito in passato e non vogliono farlo più in futuro. Questo vale in particolare per il retail (solo il 2% è deluso). Il dato va letto insieme a quello sui costi, che è considerata la discriminante nella scelta degli Etf/Etc dal 23% degli investitori retail, in un Paese come l’Italia dove i fondi comuni sono criticati soprattutto per i profili commissionali esosi. Per gli istituzionali, i fattore-chiave è la liquidità.
… soprattutto per i costi
La variabile dei costi è di gran lunga la più importante per i partecipanti al sondaggio. Da un lato è apprezzato il basso Ter (indicatore sintetico di spesa) degli Etf/Etc (per gli Etf in Europa è in media pari allo 0,31% contro un Ter dello 0,87% medio annuo per un fondo); dall’altro è considerato critico lo spread bid-ask. Altre caratteristiche positive o problematiche non sono ancora del tutto “prezzate”. Ad esempio, tra i retail è poco conosciuto il fatto che gli Etf siano fondi e questo li differenzia dagli Etc, così come è quasi sconosciuto il funzionamento della fiscalità. Di qui l’importanza di far crescere la cultura finanziaria in materia per favorire un corretto investimento in questi strumenti. E’ significativo che il 40% degli investitori retail dichiari di non usarli perché “vuole saperne di più” e il 25% perché “non li conosce sufficientemente”.
Più educazione finanziaria
Il sondaggio conferma l’importanza dell’educazione finanziaria sugli Etf/Etc. I risultati italiani sono in linea con quanto è emerso in un analogo survey condotto da Morningstar nel Regno Unito. Gli investitori sono attratti dai replicanti per i bassi costi, ma vogliono avere più informazioni prima di inserirli in portafoglio. Un altro dato interessante è il livello di soddisfazione per questi strumenti, che risulta nel complesso elevato.
“Nonostante l’evoluzione del mercato e della gamma di soluzioni offerte”, commenta Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares, “la ricerca evidenzia la necessità di creare una cultura di base. iShares è fortemente impegnata nell'education sugli Etf al fine di fornire agli investitori tutti gli strumenti conoscitivi necessari per la selezione di un Etf come potenziale investimento nel rispetto del proprio profilo rischio-rendimento.
Per Bellingeri è di fondamentale importanza un incremento della consapevolezza da parte degli investitori in merito ai livelli di liquidità degli Etf e, più in generale, il consiglio di iShares per gli investitori privati è quello di evitare il “fai da te” e rivolgersi sempre ad un consulente finanziario, a meno che non si abbia la necessaria cultura finanziaria.
Clicca qui per scaricare la versione completa del Morningstar Italy Etf survey 2011.
Nota
Il sondaggio è stato condotto tra il 15 febbraio e il 22 marzo 2011 sul sito morningstar.it, all’interno dell’Etf Center. Hanno partecipato 2.048 persone, di cui il 98% appartiene alla categoria degli investitori retail (privati, promotori finanziari, consulenti e private banker) e il rimanente 2% a quella degli istituzionali (gestori di fondi, fondi pensione, Gpm/Gpf).
Tra i partecipanti retail, l’87% dichiara di essere un investitore privato, il 7% promotore finanziario e il resto è diviso tra consulenti e private banker. Quasi il 60% ha età superiore ai 50 anni. Il 27% risiede in Lombardia, il 12,3% in Emilia Romagna e il 10,9% in Piemonte. La quasi totalità è di sesso maschile (93,6%). Tra gli istituzionali, la maggior parte è gestore di fondi (42%) e ha asset under management fino a 100 milioni di euro (58%). Solo il 5% è oltre i 501 milioni.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.