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L’Etf trova casa in portafoglio

Può essere usato come strumento tattico e strategico. La replica fisica continua a essere la preferita.

Azzurra Zaglio 23/01/2013 | 16:30
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I portafogli di Etf sono una soluzione di investimento giovane, ma promettente. Certo, non esiste un piano di investimento adatto a tutti gli investitori, poiché ciascuno ha un differente orizzonte temporale, un proprio obiettivo di rendimento e una diversa propensione/avversione al rischio.

Fattori chiave che incidono non poco sul rendimento finale. Ne è convinto Simone Rosti, responsabile di Ubs Etf Italia, che sostiene che “avere preventivamente ben chiaro l'obiettivo del proprio investimento è la conditio sine qua non per implementare un portafoglio efficiente.” Rosti continua: “Bisogna costruire portafogli diversi se l'obiettivo è la crescita del capitale, l'ottenimento di una rendita periodica o la protezione del capitale investito. Una volta definito l’obiettivo bisognerà definire l’orizzonte temporale, fissando il periodo di tempo massimo entro il quale si prevede la realizzazione tenendo sempre presente che il principio base che regola ogni investimento si basa sul rapporto rendimento/rischio. La logica vuole che a parità di rischio si sceglierà l’attività con le migliori prospettive di guadagno, mentre a parità di possibile rendimento si indirizzerà l’investimento verso quelle attività con un livello di rischio più contenuto”

Quale asset allocation
La scelta del livello di rischio dipende dalla propensione personale di ciascun investitore. Di fronte alla possibilità di ottenere profitti si contrappone l’eventualità di conseguire anche perdite: non si può elevare il potenziale rendimento, senza aumentare di riflesso anche il livello di rischio. Il rischio complessivo di un investimento in Etf dipende dal mercato di riferimento. Ne sono esempi, i  rischi inflazione, paese, duration, emittente, cambio, liquidità e volatilità. Più un portafoglio risulta diversificato, minore sarà l’impatto negativo (o positivo) che subirà in caso di una possibile discesa (o salita) dei mercati finanziari; per contro, minore risulterà anche la volatilità e il rischio relativo. Con l'utilizzo degli Etf si è certi di replicare l’indice, ottenendo anche il vantaggio della diversificazione del proprio capitale.

La diversificazione può essere settoriale ed è suggeribile quando si scelgono comparti molto volatili, quali il biotecnologico, l’alta tecnologia o le terre rare, in cui risulta difficile individuare i titoli con migliori prospettive. Gli Etf permettono anche di assumere una posizione su un determinato paese, che si presume offra un rendimento superiore rispetto al mercato. Il fatto che siano trattati in Borsa come azioni, fa sì che gli Etf rappresentino uno strumento molto efficace per l’implementazione di una strategia di asset allocation tattica. È possibile anche una diversificazione per stile di gestione, attraverso strumenti basati su indici small o large cap, value e growth, o Etf smart beta, sulla base delle singolari previsioni.

Sempre più fisici
In tutto questo processo il consulente finanziario può oggi dare il suo contributo in termini di valore aggiunto, considerati anche i maggiori passi in avanti in termini di trasparenza. Ne è convinto Rosti che sostiene che “il 2012 per l’industria degli Etf si può definire un po’ l’anno della chiarezza normativa.” Dopo un lungo periodo di consultazione, l’Esma, autorità di vigilanza europea sugli strumenti finanziari e i mercati, ha pubblicato le linee guida definitive sugli Etf che si prefiggono di apportare vantaggi di consapevolezza e trasparenza agli investitori. Rosti, che ha una predilezione per la replica fisica, sostiene che “adesso la diatriba tra fisico e sintetico è stata chiarita dall’Esma, che ha capito quanto la questione era dannosa per la reputazione del settore degli Etf complessivo.”

Indipendentemente da questi sviluppi, nel 2012 gli investitori hanno preferito la replica fisica. Infatti, secondo i dati Morningstar, gli Etf sintetici in Europa prima del 2011 avevano una quota di mercato media del 45%, mentre oggi è scesa al 35% (dati di fine 2012). Ecco il motivo per cui emittenti, come Lyxor e db x-trackers, stanno rispondendo a questa tendenza generale con il lancio di replicanti fisici o di strumenti dalla doppia classe e dalla doppia replica per un unico indice di riferimento (come gli ultimi 61 prodotti di Ubs).

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Azzurra Zaglio

Azzurra Zaglio  è stata Redattrice di Morningstar in Italia.

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