Il “lato” trading degli Etp (acronimo che racchiude le diverse tipologie di replicanti quotati) piace sempre più agli investitori, in particolare a inglesi, tedeschi e italiani. Secondo le statistiche di iShares, nel 2012 i volumi medi giornalieri sono stati di 731 milioni di dollari a Londra, di 714,1 milioni a Francoforte e di 306,2 milioni a Milano.
I dati, spiega Leland Clemons, responsabile Capital markets di iShares, riflettono l’appetito crescente per questi strumenti da parte soprattutto dei gestori, tra cui anche gli hedge fund, dei consulenti finanziari, in particolare nel Regno Unito, e dei privati.
Tattiche di portafoglio
Gli Etp sono sempre più frequentemente usati per la parte “tattica” del portafoglio, ossia per la componente che viene più movimentata con l’obiettivo di cogliere determinate situazioni di mercato e avere l’esposizione su classi di attività specifiche come i paesi emergenti. Come spiega Gordon Rose, analista di Morningstar, quando si fa trading è importante capire i costi, compresi quelli nascosti, e ottenere la miglior transazione possibile.
I costi, infatti, non sono influenzati solo dai prezzi degli asset sottostanti, ma anche da altri fattori come le spese e tasse sui titoli, il meccanismo di creazione e rimborso delle quote e l’attività del mercato. Per Clemons, è importante che l’emittente lavori per minimizzare tali costi e aiuti l’investitore a comprendere come fare al meglio la transazione.
Una via sono i cosiddetti “limit order”, che consistono nell’indicare un prezzo preciso a cui si vuole vendere o acquistare un Etf. Essi sono utili soprattutto quando si negoziano strumenti poco liquidi o con ampi spread (differenza tra il prezzo di acquisto e vendita).
Barriere nazionali
La “guerra delle commissioni” che si sta combattendo nell’industria, dunque, è solo una parte del problema dei costi degli Etf. Riduzione degli spread, efficienza fiscale e nelle transazioni sono altri aspetti importanti per abbassare gli oneri complessivi di possesso di un replicante. Un grande passo in avanti sarebbe la possibilità per gli investitori di acquistare gli Etf nel mercato dove sono più liquidi, ma in Europa gli ostacoli sono ancora troppi. In particolare, le barriere dei confini nazionali sono praticamente insormontabili per i privati, ai quali Clemons suggerisce, però, di prestare attenzione a come si inserisce l’ordine per ridurre al massimo i costi di transazione. Un grande aiuto viene dalla reportistica degli emittenti sui volumi e gli spread disponibili sulla maggior parte dei siti istituzionali.
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