Nel mese di gennaio, le azioni vietnamite sono salite di quasi il 24%, registrando il miglior risultato mensile. Nel mercato europeo degli Exchange traded product (Etp, sigla che raccoglie Etf, Etc ed Etn), i titoli azionari vietnamiti sono estremamente sottorappresentati, con un solo Etf dedicato a questo mercato: il db x-trackers Ftse Vietnam Etf. L’equity vietnamita è stata sostenuta da una serie di fattori, tra cui l’afflusso di investimenti diretti esteri, le aspettative per una ripresa della crescita del Pil (Prodotto interno lordo) e il recente successo di politiche mirate a contenere l’inflazione.
Un lungo percorso di crescita
Il Vietnam ha iniziato a seminare i semi della crescita economica nel 1986 con gli sforzi per incoraggiare lo sviluppo delle imprese private e gli investimenti esteri. La liberalizzazione della politica commerciale estera del Vietnam è continuata nel secolo corrente, con il paese che ha firmato un accordo commerciale bilaterale con gli Stati Uniti nel 2000 e ufficialmente aderito all’Organizzazione mondiale del commenrcio nel 2007.
Gli afflussi di capitali esteri e lo sviluppo d’imprese private prima quasi inesistenti hanno contribuito alla lenta transizione da una economia agricola pianificata e centralizzata ad una più vitale, orientata alle esportazioni. Senza dubbio, queste politiche, tra le altre, hanno contribuito a spingere negli ultimi 25 anni la crescita economica, che segna stabilmente un tasso di crescita annuo del 6-8% dal 2002. Negli ultimi anni, tuttavia, la crescita del Pil in Vietnam ha registrato un andamento al ribasso, dal 6,8% nel 2010 al 5,9% nel 2011, mentre nel 2012, la Banca di stato del Vietnam ha calcolato una crescita del 5,1%, il risultato più lento da 13 anni a questa parte. Detto questo, le aspettative puntano ad una crescita del Pil nel 2013 intorno al 6%.
Lotta (confusa) all’inflazione
Anche le recenti politiche mirate al contenimento dell’inflazione hanno contribuito all’atmosfera rialzista. Attualmente, l'inflazione è scesa al 7%, ben al di sotto del suo picco del 23% solo ad agosto 2011. Tuttavia, gli investitori a lungo termine non dovrebbero abbandonare la prudenza, dato che l'incoerenza della politica monetaria vietnamita nel trattare l'inflazione può essere motivo di preoccupazione.
Nel febbraio 2011, la Banca di stato ha aumentato i tassi in modo incrementale per raggiungere alla fine il 15% a luglio dello stesso anno, dal precedente 7%. Inspiegabilmente, dopo il luglio 2011 il Vietnam ha cominciato a tagliare i tassi. Il Fondo monetario internazionale e diversi economisti hanno criticato il governo vietnamita per fare dichiarazioni confuse e contraddittorie sulla direzione dei tassi. A seguito di queste critiche, il Vietnam ha risposto alzando di nuovo il tasso di riferimento per i rifinanziamenti riportandolo al 15% a fine 2011, prima di iniziare una nuova serie di tagli nel 2012. Nel mese di dicembre 2012, il Vietnam ha deciso il sesto taglio annuale del tasso d’interesse, portandolo al 9%.
Perciò gli investitori dovrebbero restare cauti nel considerare le azioni vietnamiti. Gli economisti pensano che la banca centrale del Vietnam stia rapidamente perdendo credibilità con le sue decisioni imprevedibili sui tassi d’interesse.
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