Investitori istituzionali e analisti usano sempre di più i digital e social media. L’online coinvolge e facilita la ricerca e il monitoraggio delle fonti. Le notizie primarie rimangono però quelle divulgate dalle società, nel rapporto diretto e visivo. A dirlo è l’ultimo report di Brunswick che ha interrogato 500 investitori e analisti del nord America, Asia e Europa. Tra loro i più propensi a essere social sono gli asiatici.
Gli investitori, per l’86% sono consapevoli e convinti che i digital e social media sono sempre più importanti come canale di reperimento delle informazioni e degli aggiornamenti, anche in tema finanziario. I più convinti sono gli asiatici, con il 61%. Europa e Nord America comunque non si discostano molto, con il 56 e 51% rispettivi.
Fenomeno in crescita
I digital e i social media si collocano tra le tre fonti più influenti nell’iter decisionale sugli investimenti per il 14% degli interpellati, percentuale in aumento rispetto al 6% di due anni fa. Nella categoria rientrano i blog, su cui il 52% degli investitori legge i post (messaggi pubblicati sulla bacheca virtuale) e il 24% dichiara di aver preso una decisione effettiva proprio da qui. Seguono i servizi di micro-blogging (forma di comunicazione intermedia tra un blog e un social network) e i social network come Twitter. Quest’ultimo, infatti, è un buon rappresentante della crescita di questo fenomeno: se nel 2010 l’11% dei professionisti del settore approfondiva un argomento finanziario dopo aver appreso la notizia sul social network, oggi lo fa il 30% . Inoltre, un quarto degli altri dichiara di aver preso una decisione e valutato una raccomandazione su un particolare investimento o prodotto in seguito alla segnalazione su un blog.
La comunicazione in primis
Ciò non toglie che le preferenze vanno tutte per il confronto diretto con le aziende e i manager. La seconda sono le ricerche dettagliate degli analisti finanziari. Le fund e stock analysis crescono nel 2012 del 15% rispetto all’anno precedente e prendono il posto delle agenzie tradizionali come Bloomberg e Reuters, che seppur rappresentanti di grandi fette del mercato, perdono il 10% di appeal.
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