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Elezioni/2 - L’Europa ci guarda

Gli investitori internazionali sono tornati in Italia rassicurati dalle politiche intraprese dal governo Monti. Ora mostrano preoccupazione per l’incertezza sull’esito del voto, ma pensano che le riforme siano una strada senza possibilità di ritorno.

Valerio Baselli 20/02/2013 | 17:02
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Queste ultime settimane sono state davvero intense. Non si tratta di Sanremo, né del maltempo e nemmeno delle dimissioni del Papa, bensì della crescente tensione in vista delle ormai prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. A prescindere da quello che dicono i sondaggi, una cosa è sicura: l’Europa ci guarda. Gli ultimi 18 mesi sono stati tormentati per l’Italia e per il Vecchio continente. Gli eventi che hanno portato a fine 2011 l’allora premier Silvio Berlusconi a dimettersi, con la conseguente instaurazione del governo tecnico presieduto da Mario Monti, sono noti. Si è parlato molto del futuro dell’Unione europea e della moneta unica; perciò queste elezioni saranno importanti non solo per il popolo italiano, ma anche per la stabilità del progetto europeo, soprattutto alla luce di impegni assunti e vincolanti per ogni paese, come il pareggio di bilancio e la possibile unione bancaria.

Ma gli osservatori esterni come vedono queste elezioni? Che ripercussioni si aspettano dai diversi risultati possibili?

Fa paura l’instabilità
“Tra le ragioni che ci hanno spinto a investire in titoli di Stato italiani ci sono state le politiche intraprese da Mario Monti durante il suo mandato e anche la continuità che abbiamo visto nel programma del Partito democratico di Pier Luigi Bersani, il favorito a vincere queste elezioni”, commenta Rose Ouahba, responsabile reddito fisso di Carmignac Gestion. Oggi, però, il risultato della votazione pare molto più incerto. “Se in Italia si arrivasse a una situazione politca non chiara, magari con la Camera e il Senato con due diverse maggioranze, questa rappresenterebbe un problema per noi e ci potrebbe addirittura spingere a liquidare le nostre posizioni in titoli di Stato italiani”, prosegue il gestore di Carmignac. Ouahba esclude comunque che l’Italia possa rivivere una crisi come quella di fine 2011, che ha portato alla nascita del governo tecnico. “La grossa differenza è che oggi la Banca centrale europea è pronta ad agire nel caso un paese si ritrovi con uno spread così elevato, e non è una cosa da poco. Tuttavia, la richiesta d’aiuto alla Bce resta subordinata a un programma preciso di riforme e di scelte; perciò la nostra principale preoccupazione riguarda la stabilità politica italiana. Ci chiediamo, insomma, se ci sarà una voce univoca oppure un panorama frammentato e quindi immobile”.

Riforme, strada senza ritorno
Anche secondo gli analisti di Bank of America Merrill Lynch, a pochi giorni dal voto il rischio di trovarsi con un Parlamento senza una chiara maggioranza è aumentato in modo significativo. “Questo sarebbe secondo noi lo scenario peggiore, in quanto prolungherebbe l’incertezza e l’instabilità politica ancora fino alle prossime elezioni, con gravi conseguenze sulle prospettive di crescita economica, sul costo di finanziamento per lo Stato e sul grado di fiducia degli investitori. Una situazione del genere impedirebbe all’Italia di far partire il processo di riforme di cui ha molto bisogno”.

“Tuttavia, pensiamo che sia altamente improbabile che le riforme messe in atto l’anno scorso possano essere davvero annullate come alcuni leader politici hanno affermato durante la campagna elettorale”, proseguono gli analisti. “Dato il peso del debito pubblico, il quadro giuridico e i vincoli europei a livello di bilancio, crediamo che un allentamento della politica fiscale sia in questo momento semplicemente impraticabile”.

Sguardo al futuro
“Le elezioni sono oggi in prima pagina, ma nel secondo trimestre del 2013 l’aspetto fondamentale da valutare sarà la direzione delle misure programmatiche del governo”, commenta Neil Dwane, responsabile europeo degli investimenti di Allianz Global Investors. “L’austerity di Monti è una realtà i cui benefici iniziano solo ora a essere percepiti. Tuttavia, l’annullamento o l’allentamento di queste misure potrebbero diventare motivo di preoccupazione, specialmente perché per il Sistema-Italia sarebbero sufficienti limitati tagli di bilancio per raggiungere un punto di equilibrio e bloccare così l’aumento del debito pubblico – diversamente dalla difficile situazione di Spagna, Francia e Regno Unito, i cui disavanzi di bilancio sfiorano il 10% del Prodotto interno lordo”.

“Sebbene Mario Monti sia partito a suo tempo col piede giusto, non ha affrontato le più ampie, e forse più importanti, questioni relative all’attrattività dell’Italia per gli investitori istituzionali”, prosegue Dwane. “Se non vengono affrontate a fondo tali questioni, l’Italia rischia di rimanere relegata a un futuro molto simile al passato degli ultimi 20 anni: bassa crescita, economia debole ed esposta alle pressioni regionali e globali, con l’ulteriore aggravio di un pesante debito pubblico”.

Valutazioni interessanti, ma rischiose nel breve
“In un orizzonte temporale molto lungo l’Italia sembra conveniente, ma nel breve periodo le prospettive appaiono più difficili con l’economia in stallo e la necessità di riforme strutturali tali da consentire un ritorno a risultati più interessanti. Pensiamo che molti investitori continuino a confondere le prospettive delle società italiane con i problemi dell’Italia, ma questo è un errore perché quasi il 50% degli utili di tali società deriva da business esteri”, afferma il gestore di Allianz. “L’Italia, di per sé e nell’ambito dell’Eurozona, appare interessante e dovrebbe continuare a beneficiare dei lenti processi di integrazione legati al progressivo sviluppo degli Stati Uniti d’Europa, con il consolidamento fiscale, l’unione bancaria e altre armonizzazioni da realizzare nel tempo. Tuttavia, in un orizzonte temporale più breve, la politica e le misure programmatiche del governo potrebbero ritardare la realizzazione e l’avanzamento delle riforme, rendendo l’Italia ostaggio di un cambiamento rispetto all’attuale approccio risk-on degli investitori internazionali”.

In questi giorni Morningstar pubblicherà una serie di articoli nei quali gestori, economisti e docenti illustreranno gli scenari del dopo voto.

Leggi i precedenti articoli, ai seguenti link:
- Elezioni/1 – Fiscal compact al sicuro

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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