Il mercato è pieno di luoghi comuni e falsi miti. Si tratta di quelle convinzioni che per una serie di ragioni si instaurano col tempo nella mente degli investitori. La percezione attuale, ad esempio, ci dice che le azioni non sono mai state così instabili e pericolose, che i bei tempi sono ormai alle spalle, che tutti noi dovremmo imparare a vivere con rendimenti molto più bassi e che l’oro fisico è l’unica cosa che si può davvero chiamare un investimento sicuro. La cosa che colpisce è che queste convinzioni accettate quasi come verità assolute sono, per la maggior parte, smentite dai fatti.
Lunga vita all’equity
Il periodo dopo la crisi finanziaria globale del 2007-2008 è stato da molti indicato come l’inizio di un new normal, una nuova normalità, ovvero un ambiente di rendimenti attesi più bassi sulle attività a rischio. “In realtà, è stato uno dei periodi di miglior performance azionaria nell’intera carriera di molti operatori di mercato”, afferma Alastair Kellett, analista di Morningstar, in una nota. “Da febbraio 2009 a febbraio 2012, l’indice S&P 500 è salito del 97,9%, anche come conseguenza al crollo precedente dovuto alla crisi. Negli ultimi 40 anni, le uniche volte che si sono visti simili guadagni sono stati la metà degli anni ‘80 e il periodo appena precedente la bolla delle dotcom di fine anni ‘90”. Insomma, gli investitori che hanno evitato i titoli azionari nel corso del 2009 a causa del new normal si stanno probabilmente mangiando le mani. Ma questa è una storia vecchia. Resta famosa in questo senso una copertina del settimanale Business Week che nel 1979 intitolava The Death of Equities, la morte delle azioni, subito prima di un ventennio di mercato rialzista.
Queste convinzioni, quindi, vengono anche create dai media. Basta pensare a quante volte si è sentito parlare di alta volatilità negli ultimi tempi. Eppure l’indice Vix, che misura appunto la volatilità dei mercati, a gennaio 2013 era a pari a 12,5 contro 80 di fine 2008. Da questo punto di vista, non sembra un caso che anche gli Exchange traded fund legati all’andamento dell’indice Vix siano stati tra i peggiori in termini di rendimenti l’anno scorso (per approfondire, clicca qui).
Oro rifugio volatile
La crisi del debito sovrano, impensabile in Europa fino a qualche anno fa, ha spinto molti investitori verso l’oro, considerato ormai l’unico vero bene rifugio. Ma il lingotto è davvero così sicuro? “Negli ultimi dieci anni, il prezzo spot del metallo giallo ha segnato una deviazione standard annualizzata (una volatilità) del 18,9%, un valore più alto di quello registrato dall’indice azionario Msci World”, prosegue Kellett. “Certo, i rendimenti auriferi hanno ampiamente ripagato la scommessa, ma le fluttuazioni del prezzo ci ricordano che come può andare su, può anche andare giù. Sembra per lo meno strano essere convinti che un’asset class che è stata più volatile delle azioni su un decennio, sia la più sicura del nostro portafoglio”.
Altro luogo comune: nel settore del risparmio gestito, i gestori di hedge fund sono considerati i più bravi e la percezione è certamente rafforzata dalle commissioni che richiedono. Strano, quindi, che questa élite dei gestori, come misurato dal Broad Hedge Fund Morningstar Index, abbia sottoperformato l'indice S&P 500 su sette degli ultimi dieci anni solari. La verità è che non c'è nulla di magico nel modo in cui la media dei manager di hedge fund investe e gli investitori privati che sono disciplinati, attenti ai costi e che si concentrano sul lungo termine hanno le stesse possibilità di fare bene.
Seguire i propri obiettivi, senza farsi troppo influenzare
Tutti questi esempi illustrano bene la dicotomia che si è sviluppata tra lo stato d'animo generale che circonda i mercati e la realtà di come si sono comportati. “Una delle migliori asset class del 2012 in termini di rendimenti sono stati i titoli di Stato greci, bisognerebbe ricordarselo quando si pensa a tutto quello che si è detto e scritto sull’argomento”, conclude l’analista Morningstar.
I mercati finanziari globali sono diventati estremamente complessi. È molto facile e confortevole aggrapparsi a schemi semplici e intuitivi e dare retta a “esperti” recanti slogan. Ma un elemento vitale per gestire con successo le proprie attività finanziarie è dare poca importanza alle convinzioni generali e rimanere concentrati sugli obiettivi a lungo termine, senza che il caos delle circostanze immediate ci porti fuori rotta.
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