- TITOLO: Geox
- ISIN: IT0003697080
- BORSA: Borsa Italiana
- SETTORE: Beni di Consumo Ciclici
- PREZZO OBIETTIVO: 3 euro
Commento:
Geox si mette alle spalle un altro anno difficile. Calano fatturato e utili, ma a nostro avviso il mercato sconta il titolo più del dovuto, scambiandolo attorno ai 2 euro rispetto al nostro prezzo obiettivo che resta fermo a 3 euro. L’azienda veneta, leader nel settore delle calzature, ha registrato nel 2012 un calo delle vendite del 9%, il peggior risultato di sempre. La negativa congiuntura economica in Europa continua a penalizzare i conti di Geox, ma questa volta non spiega tutto.
Focalizzazione sul canale monobrand
A pesare, in questo caso, è anche il processo di riorganizzazione in atto all’interno della società. La rete di distribuzione, infatti, si sta spostando sempre più decisamente sul canale monobrand a discapito di quello multibrand, la cui incidenza sul fatturato complessivo è passata negli ultimi tre anni dal 60% a meno del 50%. Questa operazione è sicuramente vantaggiosa, e siamo sicuri che darà i suoi frutti nel medio periodo in termini di crescita delle vendite e dei margini di profitto, ma al momento i ricavi restano penalizzati.
Nonostante questo, il management non ha smesso di investire nel suo processo di efficientamento produttivo e di espansione sui mercati emergenti. Il nuovo stabilimento di produzione in Serbia rientra nella strategia di ridurre i tempi di risposta al mercato. Il costo di 50 milioni di euro sarà finanziato per l’80% dal Governo serbo e non intaccherà la liquidità aziendale.
Per la crescita si guarda a Est
Forti investimenti riguarderanno anche l’apertura di nuovi punti vendita, in particolare in Asia e Europa dell’Est. A Hong Kong e Macao sono previsti sette nuovi DOS (directed operated store, ovvero di negozi gestiti direttamenti da Geox), in Cina altri quattro di proprietà più altri cento punti vendita in partnership con la catena di negozi retail Ri Qing. Al momento la regione conta per il 4% del fatturato complessivo e l’obiettivo dichiarato è quello di far salire le vendite dagli attuali 32 milioni di euro a 100 milioni entro il 2015.
Previsioni negative anche per il 2013
Sul lato della profittabilità, invece, i segnali positivi arrivano dalla crescita del margine industriale, passato dal 46% del 2011 al 48% del 2012. La maggior focalizzazione sul segmento di distribuzione monobrand pemette di ridurre gli sconti, di valorizzare al massimo l’offerta e quindi di applicare ai prodotti un prezzo medio più elevato che in passato.
I costi operativi, legati alla gestione dei punti vendita e alle spese non ricorrenti come quelle legate alla profonda riorganizzazione del top management avvenuta alla fine di quest’anno, hanno negativamente inciso sul margine operativo, sceso dal 9,3% al 2,5%. Le nostre previsioni per il prossimo anno restano invariate e indicano un ulteriore calo del fatturato e una lieve ripresa dei margini di profitto.
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