Il modello di Welfare europeo non è stato pensato per durare nel lungo periodo e ora, con una popolazione sempre più vecchia, si deve cambiare. Parola di Edward Hugh, macroeconomista e blogger, intervistato alla MIC di Vienna.
Valerio Baselli: Buongiorno a tutti. Sono Valerio Baselli, editor per Morningstar Italy. Mi trovo a Vienna, alla Morningstar Investment Conference Europe. Ho il piacere di essere con Edward Hugh, macroeconomista e blogger. Signor Hugh, grazie di essere qui.
Edward Hugh: E’ un piacere.
VB: Lei ha da poco concluso un intervento sulla demografia e i suoi effetti sull’economia. Perché un tale argomento è importante, specialmente in Europa?
EH: Innanzittutto perché la popolazione europea sta invecchiando, in alcuni paesi più velocemente che in altri. Alcune nazioni del sud Europa hanno un tasso di fertilità molto basso. Tutto ciò influenza la nostra economia in diversi modi, in particolare sul tasso di crescita economica che pensiamo di poter raggiungere, visto che la forza lavoro gioca un ruolo fondamentale in questo. Influenza inoltre la funzionalità del sistema previdenziale e il livello dei sistemi sanitari, in quanto una popolazione vecchia ha più bisogno di assistenza sanitaria e questo può far aumentare i costi.
VB: Quindi, alla luce di questo trend demografico, pensa che lo status quo sia ancora sostenibile? Con status quo intendo, come ha detto, il sistema previdenziale e il welfare in generale.
EH: No, è chiaramente insostenibile. Abbiamo progettato un sistema che non può durare nel lungo periodo. Non so il perché, è come nel calcio, a volte, i difensori non vedono gli attaccanti arrivare perché sono troppo focalizzati sulla palla. Troppi politici in questo momento stanno guardando la palla e non si rendono conto che stiamo entrando in anni molto più difficili che in passato. È la prima volta nella storia che ci troviamo così dipendenti dal tasso demografico, stiamo davvero entrando in un mondo che ancora non conosciamo e le regole che ci siamo dati fino ad ora non sono state costruite per durare anche in futuro.
VB: Crede che la gente sia pronta a rinunciare a questi tipi di servizi? Ad esempio, i risultati elettorali italiani sono già un segno che la gente non vuole altre misure di austerità, non crede?
EH: Assolutamente sì. Io vivo in Spagna e direi che la situazione è esattamente la stessa, la fiducia nei politici è davvero bassa. La maggior parte delle persone semplicemente non si rende conto di quello che sta succedendo e del perché, non siamo stati preparati a un cambiamento del genere. La gente pensa che la risposta più efficace sia stampare moneta. Gurdano agli Stati Uniti e al Giappone e pensano “perché non possiamo fare come il Giappone?”. Senza pensare che alla fine magari la soluzione giapponese possa anche non funzionare.
VB: L’ultima domanda. Se la popolazione sta invecchiando e questo ha un enorme effetto sulla nostra economia e sul nostro modo di vivere, qual è la soluzione?
EH: Il problema è che messa in questo modo non c’è una soluzione. Cosa intendo con ciò? Siamo cresciuti in un mondo in cui siamo stati abituati a pensare che per ogni problema ci sia una soluzione istantanea. Ma forse le persone della mia età, con la nostra esperienza, guardano ai problemi e alle soluzioni in una maniera diversa dalle persone della sua generazione. Voglio dire che noi abbiamo un modo diverso di affrontare i problemi. Noi non pensiamo alla situazione generale, non affrontiamo l’intero problema in una volta sola, ma prendiamo solo una piccola parte alla volta, ci lavoriamo sopra e cerchiamo di proseguire. Poi ne prendiamo un’altra parte e così via.
Quindi una parte della soluzione è cominciare a riconoscere che questi problemi esistono. Socrates diceva “sapere di non sapere è già sapere”, ecco, questo sarebbe già il modo di proseguire, cercando nuove soluzioni, innovative, che possano migliorare la situazione. Ma sempre con una prospettiva realista sul tipo di problema.
VB: Bene, signor Hugh, grazie per aver condiviso con noi il suo punto di vista e a presto.
EH: Prego.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.