A Bruxelles, la lettera è arrivata a febbraio ed è stata accolta come un raggio di sole che filtra una fitta coltre nuvolosa. La Lettonia, una delle repubbliche baltiche, ha chiesto di entrare nell’area euro. Il biglietto da visita è di quelli che meritano in un’epoca storica in cui la moneta unica è minacciata dalla crisi dei suoi sostenitori storici, come l’Italia.
Il paese è attualmente uno dei pochi in Europa che rispetta ampiamente i dettami di Maastricht. Il suo deficit di bilancio nel 2012 è stato pari all’1,5% del Pil (Prodotto interno lordo), il debito pubblico lordo è il 38% del Pil (126% in Italia), mentre l’inflazione è del 2,2%.
Lettonia, i vantaggi dell’euro
“La Lettonia è una piccola economia, flessibile, aperta e diversificata già dominata dall’euro a cui è ancorata da lungo tempo la moneta nazionale, il Lats”, spiega Egle Fredriksson, gestore dell’East Capital Baltic Fund (non registrato in Italia e solo per istituzionali). “Durante la crisi finanziaria ha chiaramente dimostrato come la sua economia sia in grado di adeguare le proprie spese senza ricorrere alla svalutazione per risolvere i problemi”. L’ingresso nell’euro, dunque, presenta diversi vantaggi per Riga, tra cui una maggiore credibilità, integrazione e soprattutto l’accesso al finanziamento internazionale. Le implicazioni positive sono state dimostrate da un’altra repubblica baltica, l’Estonia, che ha adottato la divisa comunitaria nel gennaio 2011 e da allora è stata una delle economie a più rapida crescita nel Vecchio continente (+3,2% nel 2012).
Per East Capital, la crescita annua dell’area resterà molto solida intorno al 3,5-4% nel 2013. “La Borsa estone lo scorso anno è stata tra le migliori al mondo, registrando un aumento del 41%”, dice Fredriksson. “Da inizio anno anche il mercato azionario baltico è forte, essendo arrivato a guadagnare il 6,4%. Le aziende quotate, inoltre, hanno registrato nel 2012 un incremento degli utili aggregati del 28%, molto meglio di quanto ci aspettassimo. Tra i vari settori, favoriamo le società collegate al consumo, che l’anno scorso hanno registrato la crescita più forte degli utili (+43%) sulla scia della ripresa della domanda interna”.
In lista di attesa
La convergenza è un tema di investimento che i gestori hanno sposato a partire dai primi anni del Duemila, quando undici paesi entrarono nell’Unione europea, senza avere, a quel tempo (2004), i requisiti per aderire alla moneta unica. Successivamente, nel 2007 e 2008, Slovenia, Cipro e Malta sono state ammesse. Nel 2009, l’euro è stato introdotto in Slovacchia e nel 2011 in Estonia. E’ ancora in lista di attesa, la Polonia, che è uno dei mercati che pesano di più negli indici dell’est Europa.
Il paese ha registrato una crescita del Pil reale del 2,1% nel 2012, facendo meglio dell’occidente. Per il 2013, tuttavia, gli economisti prevedono un tasso più basso (+1,3%) a causa del perdurare della crisi nell’Eurozona. “La combinazione di incertezza nella domanda estera e debole sentiment globale peseranno sugli investimenti privati”, dice Manolis Davradakis, senior economist di Axa Im. “Anche gli investimenti pubblici saranno deboli per effetto del consolidamente fiscale e della diminuzione dei fondi Ue”. I consumi rischiano di essere penalizzati dall’aumento della disoccupazione e dall’aumento del risparmio a scopo precauzionale. La situazione dovrebbe migliorare verso la fine dell’anno. Nel frattempo, la banca centrale rimarrà accomodante, anche se è poco probabile che tagli ulteriormente i tassi, ridotti a partire dal novembre scorso al 3,25%.
Per Davradakis, la Borsa polacca è da sottopesare, considerato che continua a fare peggio del resto dei mercati emergenti (e di quelli sviluppati). Le previsioni, infatti, non sono rosee considerato che la debolezza congiunturale pesa sugli utili. Si stima una contrazione dell’11% nei prossimi dodici mesi. Solo la Grecia ha un dato peggiore all’interno dell’indice Msci globale.
Chi esclude la Russia
In Italia, si contano sulle dita della mano i fondi specializzati sull’Europa orientale (esclusa la Russia), che hanno la convergenza come tema dominante. Esistono anche due Etf, uno di Lyxor e uno di Amundi, entrambi con metodo di replica sintetica. I paesi più rappresentati nel portafoglio, ma anche negli indici di riferimento, sono Polonia, Repubblica ceca e Ungheria.
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