Nonostante il vento della crisi continui a soffiare con una certa forza, i mercati mondiali cercano di non perdere l’abbrivio del 2012. Nell’ultimo mese (fino al 22 marzo e calcolato in euro) l’indice Msci World ha guadagnato il 3,6%, portando a +9% la performance da inizio anno.
Ripresa timida
In generale lo scenario macro a livello mondiale mostra una situazione di relativa debolezza anche se ci sono segnali che la situazione possa migliorare. Secondo i dati elaborati da Fidelity a inizio mese, il 47% delle 37 economie più grandi negli ultimi sei mesi ha registrato un miglioramento degli indici più importanti. I Pmi (gli indici dei direttori d’acquisto) mostrano che l’attività manifatturiera nel 70% dei 30 principali paesi sta segnando un’espansione (a dicembre 2012 era il 54%. In generale, le modeste pressioni inflazionistiche continuano a fornire la motivazione giusta per non alzare i tassi di interesse nella maggior parte degli stati. Se è vero infatti che il prezzo del petrolio tende a salire, va anche detto che nell’ultimo anno tutte le altre commodity hanno avuto valutazioni un po’ anemiche. La ripresa del credito in Cina ha dato una spinta alla ripresa finanziaria dell’Asia emergente. Il discorso è diverso per altre economie in via di sviluppo (come Brasile, India e Turchia), dove le iniezioni di liquidità sono meno ricche rispetto al 2011-2012.
Un quadro eterogeneo
Per quanto riguarda le prospettive future ogni macro regione dovrà fare i conti con elementi differenti da quelli delle altre. In Europa la questione del debito è ritornata prepotentemente d’attualità con il problema del salvataggio di Cipro e con la scelta di legare gli aiuti a prelievi forzosi sui conti correnti dell’isola. Un’idea che agli operatori non è piaciuta per niente. Soprattutto per il rischio che la stessa tecnica possa essere utilizzata in altri salvataggi. Gli Stati Uniti, intanto, stanno affrontando le questioni fiscali e di deficit fissando sempre nuove scadenze e dando l’impressione di non voler affrontare seriamente la questione del debito. Gli investitori, tuttavia, sembrano tranquillizzati dalla solidità della corporate America mostrata dall’ultima tornata di bilanci. A Oriente, la Cina deve ancora mostrare di essere in grado di bilanciare la sua economia portandola da una crescita sostenuta dai progetti infrastrutturali e dall’export a una alimentata dai consumi interni.
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