I bond continuano a soddisfare una parte dell’appetito per il rischio degli investitori. L’indice Barclays del segmento obbligazionario globale nell’ultimo mese (fino al 20 marzo e calcolato in euro) ha guadagnato l’1,3% portando a +0,6% la performance da inizio 2013.
La fotografia data dalle percentuali, tuttavia, è incompleta. “Gli ultimi dati sulla crescita economica globale, in particolare quelli provenienti da Stati Uniti, Giappone e Germania, hanno nuovamente confermato la prospettiva di una ripresa economica sincronizzata e diffusa”, spiega una nota di Ing Investment Management. “La corrente che sostiene gli asset rischiosi non si è dunque esaurita. Nell’ambito dei prodotti a spread nel segmento a reddito fisso questa situazione ha determinato, da un lato, la sovraperformance da inizio anno delle obbligazioni globali ad alto rendimento, e dall’altro la sottoperformance dei titoli di credito investment grade in euro e del debito dei mercati emergenti denominato in valuta forte. Performance positive, invece, anche per i titoli di stato dei paesi periferici dell’Eurozona”. Per il 2013, il consenso di mercato prevede rendimenti tra l’1% e il 3% per gli investment grade e tra il 5% e il 9% per gli high yeld.
Rischio Italia
Gli operatori, nel frattempo, hanno dovuto fare i conti con il risveglio delle agenzie di rating. Moody’s, ad esempio, ha fatto sentire la sua voce subito dopo le elezioni politiche italiane. “Invece di migliorare la visibilità sulla direzione politica della Penisola, i risultati delle urne hanno aumentato il rischio che la fase di riforme avviata dal governo Monti possa sospendersi, se non completamente bloccarsi”, ha spiegato l’agenzia di rating in una nota in cui sottolinea anche come una situazione di incertezza nel Belpaese (terza economia europea e primo mercato obbligazionario della regione) possa contagiare stati deboli come Spagna e Portogallo “potenzialmente riaccendendo la crisi del debito nell’area euro”.
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