Incertezza politica e quadro macro pesano sul mercato italiano. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino al 9 aprile e calcolato in euro) ha perso il 4,6%. I fondi della categoria Morningstar Azionari Italia nello stesso periodo hanno registrato -3,8%.
Il fatto che dalle elezioni non sia un uscito un vincitore certo, da molti operatori è stato interpretato come un voto contro le riforme e il piano di austerità introdotti dal governo di Mario Monti. Questo ha portato ulteriore confusione sui mercati e altra incertezza in una piazza finanziaria i cui asset sono già estremamente volatili. In attesa degli eventi gli operatori studiano la situazione congiunturale.
Il quadro macro
Il Pil (Prodotto interno lordo), secondo i dati diffusi a marzo dall’Istat, è sceso del 2,4% nel 2012. I consumi hanno segnato un calo del 3,9% rispetto all’anno precedente, con la spesa delle famiglie a -4,3%. Gli investimenti fissi lordi sono crollati dell’8%. L’unica componente in aumento è l’export con un +2,3%. L’import è sceso del 7,7%. Il rapporto deficit/Pil nel 2012 è calato al 3% dal 3,8% del 2011. Il miglioramento è dovuto all’aumento delle entrate, cresciute più delle uscite (+2,4% contro +0,6%). L’ultima previsione governativa era del 2,6%.
La Commissione europea, intanto, ha diffuso le proprie stime che vedono il deficit italiano attestarsi al 2,9% del Pil nel 2012, con la prospettiva di uscire dalla procedura aperta per deficit eccessivo oltre il 3%. La pressione fiscale, intanto, ha toccato i massimi dal 1990: nel 2012 ha raggiunto il record del 44% rispetto al Pil. Nel 2011 era al 42,6% come nel 2010 e nel 2008, mentre nel 2009 era al 43%. Le entrate correnti sono aumentate del 3,1%, con le imposte dirette e indirette inasprite del 5,2%. Il rapporto debito/Pil ha toccato, nel 2012, il livello record del 127%, il massimo dall’inizio delle serie storiche nel 1990 (fonte Bankitalia). Il target governativo era del 126,4%, mentre la previsione della Commissione europea del 127,1%. L’avanzo primario è salito al 2,5% sul Pil dall’1,2% del 2011 (recuperando il livello del 2008), da 18,5 miliardi del 2011 a oltre 39 miliardi.
Un po’ di preoccupazione si è aggiunta fra gli operatori quando si è iniziato a parlare del decreto legge per il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese che porterebbe il deficit al 2,9% del Pil anche quest’anno. Una zona appena sotto la soglia di Maastricht. A febbraio il tasso di disoccupazione si è attestato all’11,6%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio, ma in aumento di 1,5 punti nei dodici mesi. Il numero dei disoccupati è pari a 2 milioni 971 mila, in calo dello 0,9% rispetto a gennaio mentre su base annua la disoccupazione è cresciuta del 15,6%.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.