L’Asia non convince. Almeno in questo momento. L’indice Msci della regione (Giappone escluso) nell’ultimo mese (fino al 12 aprile e calcolato in euro) ha perso poco più del 3% portando a +1,8% la performance da inizio anno.
L’andamento del paniere nelle ultime settimane è il sintomo delle preoccupazioni che gli operatori internazionali hanno per l’area. L’ultimo avviso in questo senso è stato lanciato dalla Banca mondiale secondo cui i paesi della regione dovrebbero finirla con le politiche di stimolo all’economia. Il rischio, dice l’istituzione è che si arrivi allo scoppio di una bolla finanziaria e a una crescita eccessiva dell’inflazione. Due rischi concreti, ha detto la World Bank, visto che nel primo trimestre di quest’anno il flusso di capitali stranieri nella regione è cresciuto dell’86% rispetto allo stesso periodo del 2012. Una buona parte di questi soldi si sta riversando sui mercati borsistici. Il pericolo, a questo punto, è che molte azioni abbiano una valutazione al di sopra dei valori fondamentali. In questa situazione una normale correzione dei mercati potrebbe scatenare il panico e trasformarsi in un vero crollo.
Il resto del denaro, intanto, sta facendo crescere l’economia della regione, contribuendo in maniera determinante alla salita dei prezzi al consumo e facendo avvicinare la necessità di quel rialzo dei tassi di interesse che, in questo momento, nessuno vuole fare per non rischiare di far finire la crescita.
La Cina frena
Nel frattempo gli operatori devono fare i conti con le notizie negative che arrivano dalla Cina. L’ultima riguarda il Pil che, nel primo trimestre ha segnato il +7,7% (annualizzato) contro il 7,9% registrato nel quarto trimestre del 2012 e il 7,8% dell’intero anno passato. L’Ufficio nazionale di statistica, comunicando il dato, ha citato il contesto economico volatile e complesso in Cina e nel resto del mondo. I numeri, tra l’altro, sono inferiori al consensus che stimava una crescita dell’8%.
Che le cose nella prima economia emergente del mondo non stessero filando nel modo sperato si era capito anche nelle settimane scorse quando il paese ha annunciato un disavanzo della propria bilancia commerciale per il mese di marzo. Una situazione insolita per il più grande esportatore del mondo, che mette in dubbio la forza della ripresa e della crescita in quella che è considerata una delle locomotive (insieme agli Usa) della congiuntura globale. Il deficit è moderato, solo 880 milioni dollari, con importazioni in crescita del 14,1% ed esportazioni in aumento del 10%. Questo risultato rappresenta però una sorpresa anche per gli analisti che avevano previsto per il mese di marzo un avanzo di 14,7 miliardi di dollari. Per tutto il primo trimestre del 2013, l’avanzo della bilancia commerciale della Cina rimane ancora saldo con 43 miliardi, con un export in crescita del 18,4% e un import che segna solo un +8,4%.
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