L’est Europa sta smentendo le previsioni. Per lo meno quelle fatte, al posto suo, dalla European bank for recostruction and development che da 20 anni segue e finanzia la transizione dell’ex blocco sovietico verso un’economia di mercato. A gennaio l’istituto aveva parlato di una ripresa economica, seppur leggera, della regione partendo dal presupposto che la crisi di Eurolandia (da cui la regione emergente dipende per buona parte degli investimenti) non sarebbe potuta peggiorare.
Come si chiuderà il 2013 è da vedere. E’ sicuro, invece, che la prima parte di quest’anno si è rivelata difficile. Tanto che, solo nell’ultimo mese (fino al 22 aprile e calcolato in euro), l’indice Msci dell’area ha perso quasi il 7% a dimostrazione di come gli operatori siano sempre sensibili agli umori del ciclo economico della regione. L’attenzione si concentra su Russia e Polonia. La prima è la locomotiva dell’area, mentre la seconda, in passato, ha dimostrato di saper correre più degli altri paesi.
Russia condizionata dal barile
“Il Micex, è tornato indietro ai livelli dell’estate scorsa scontando la situazione attuale di rallentamento nella crescita del Pil, che rimane comunque attorno al 3%”, spiega uno studio di East Capital. “Il brent è anche sceso sotto i 100 dollari, fatto negativo per un mercato come quello russo così dipendente dai titoli energetici, principalmente a causa di un eccesso di offerta”. Tuttavia è emerso un dato interessante circa la produzione industriale, il 12% in più a marzo rispetto a febbraio e quasi il 3% in più rispetto allo stesso periodo del 2012. “Alcuni analisti ritengono che questa ripresa, sebbene moderata, possa essere il punto di svolta e che la contrazione del settore possa considerarsi finita”, continua la nota. “Insomma dalla Russia arrivano segnali misti e resta bassa la visibilità sul mercato, in un contesto in cui gli emergenti restano fuori dall’interesse e ci sono forti differenze fra settore e settore. In particolare se il mondo delle utility rimane del tutto escluso dal favore degli investitori altri titoli legati ai consumi, invece, si stanno muovendo in controtendenza”.
Polonia, forbici sempre pronte
In Polonia sono stati deludenti gli ultimi dati resi noti sul commercio al dettaglio e la produzione industriale. “Anche le prospettive per i prossimi mesi non sono esaltanti, dato il rallentamento nell’Europa occidentale”, spiega un report di Raiffeisen Capital Management. “Contemporaneamente sta diminuendo abbastanza marcatamente il tasso d’inflazione”. Di recente si collocava intorno all’1,3% (dopo il 3,8% dell’ottobre scorso). La Banca centrale ha, quindi, tagliato in modo netto il tasso guida dello 0,50% - il quinto ribasso dall’ottobre 2012. “Ancora una volta, le dichiarazioni dei dirigenti della banca centrale lasciano presagire la fine del ciclo di riduzione dei tassi d’interesse”, continua lo studio. “In occasione di un ulteriore peggioramento delle prospettive economiche dovrebbero però esserci degli allentamenti della politica monetaria. I mercati hanno reagito con rendimenti in calo o corsi obbligazionari in aumento, così come con uno Zloty più debole. Il mercato azionario è riuscito a beneficiarne ben poco”.
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