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Questo (non) è l'ombelico d'Europa

Gli investitori mettono da parte le questioni italiane e tornano a concentrarsi sul complesso della crisi del Vecchio continente. Sperando nelle istituzioni. 

Marco Caprotti 26/04/2013 | 11:29
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Mentre l’Italia si guarda l’ombelico, il resto d’Europa ragiona sul modo migliore per uscire dalla crisi finanziaria. L’impasse politica del Belpaese, infatti, non è più la priorità nell’agenda degli investitori internazionali che continuano a ragionare sui numeri che arrivano dal Vecchio continente e sulle scelte prese per rimettere in carreggiata la crescita.

“Il vulcano del contagio è rimasto inattivo e la vigilanza esercitata dalla Banca centrale europea è potuta rimanere incredibilmente silenziosa”, spiega una nota firmata da Didier Saint Georges, membro del comitato investimenti di Carmignac Gestion. “Eppure, la gestione della crisi cipriota ha confermato che la modalità di risoluzione delle crisi nell’Eurozona rimane estremamente caotica. L’ulteriore rallentamento dell’economia in Europa allontana ogni giorno di più l’orizzonte temporale per la riduzione del debito dei paesi del sud. Sono eventi che, in questo primo trimestre, hanno contribuito ad affondare ulteriormente la barca europea”.

Il quadro macro
Gli ultimi dati confermano il momento ancora difficile che sta attraversando la regione. La prima lettura degli indici Pmi di aprile ha mostrato dati in linea con le attese, con l’indicatore dell’area euro composite invariato a 46,5 (confermando in questo modo la fase dell’economia europea su livelli leggermente recessivi). Per quanto riguarda i singoli paesi, la Germania ha mostrato un calo inaspettato (Pmi manifatturiero a 47,9 da 49 e Pmi servizi da 50,9 a 49,2), tornando sui minimi del 2012, mentre la Francia ha visto un miglioramento (Pmi manifatturiero a 44,4 da 44 e Pmi servizi da 41,3 a 44,1), pur rimanendo lontana da quota 50 (spartiacque tra recessione e espansione). “Il livello degli indici rende più probabile un taglio dei tassi di interesse da parte della Bce già nella riunione di maggio, anche se le aspettative del mercato sono per un taglio a giugno”, dice una nota di Banca Intermobiliare. L’indice di fiducia dei consumatori relativo all’area euro è migliorato a aprile di oltre un punto attestandosi a -22,3, comunque ancora lontano dalla media storica (-12,5). Il balzo di aprile deriva soprattutto da Germania, Italia e Spagna, mentre è calata la fiducia in Francia (business confidence da 91 a 88, con la componente situazione corrente ai minimi dal 2009).  Per quanto riguarda la Penisola, la fiducia dei consumatori è salita a 86,3, dal 85,2 di marzo. Negativi i dati sull’industria italiana a febbraio. Gli ordini sono scesi del 2,5% mese su mese, facendo arrivare il dato annuale a -7,9% dal precedente -3,3%. Il calo degli ordini è stato, come da attese, più importante a livello domestico (-11% su base annua) rispetto alla domanda estera (comunque negativa con un -3,5% annuo). Scende anche il fatturato, -1% mensile e -4,7% annuo. "I dati confermano la situazione difficile dell’economia italiana", continuano da Banca Intermobiliare.

Radar sulle istituzioni
I radar degli investitori continuano a restare puntati sulle istituzioni di Eurolandia. “La Commissione europea continua a promuovere misure di austerità nei paesi periferici in affanno, mentre le rinnovate tensioni create dal recente stallo elettorale in Italia e il pacchetto di misure a favore di Cipro servono solo a sottolineare le difficoltà di una significativa riforma economica. Con la disoccupazione verso nuovi picchi, i consumi rimarranno fiacchi”, recita uno studio di Alan Mudie, responsabile investimenti di Union Bancaire Privée. “In questo scenario si rivela sempre necessario il costante supporto delle Banche centrali con le loro politiche accomodanti. Per quanto riguarda la Bce, la promessa di illimitate Outright monetary transactions è riuscita a diminuire il rischio sistemico nella zona euro, tuttavia deve ancora aiutare la trasmissione del credito nella periferia e per raggiungere questo obiettivo sono attese nuove misure. Nel complesso la percezione del rischio sistemico è in calo”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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