La selezione è obbligatoria. Soprattutto in un periodo come questo, in cui le caratteristiche macro delle diverse regioni del mondo sono eterogenee e i mercati sono in altalena. Due fattori che impongono di fare scelte estremamente diversificate a seconda della zona in cui si intende operare.
Crescita, poca ma c’è
In Europa questo scorcio dell’anno ha messo in evidenza la crescita anemica dei paesi core, accompagnata da una recessione profonda e prolungata nei paesi periferici. In Germania, le rilevazioni macroeconomiche hanno offerto segnali contrastanti: il significativo calo delle esportazioni è stato accompagnato da una rilevante crescita degli ordini di fabbrica, mentre le vendite al dettaglio sono cresciute moderatamente. In Italia, il quadro è ulteriormente peggiorato, contrariamente alle aspettative: gli ordini industriali sono diminuiti e le vendite al dettaglio sono calate .
Negli Stati Uniti, la ripresa si conferma lenta e graduale e gli effetti della stretta fiscale determinata dal mancato rinnovo degli incentivi all’inizio dell’anno sono stati evidenti: mentre il reddito personale è cresciuto nel mese di febbraio in misura superiore alle attese, le vendite al dettaglio sono calate. La variazione dei salari è stata positiva ma nettamente inferiore alle aspettative, a supporto del graduale consolidamento del mercato del lavoro, benché ancora distante dalle speranze della Federal Reserve.
Una situazione peculiare è quella del Giappone. Il cambio alla guida del governo e della Banca centrale e l’annuncio di una politica aggressiva di quantitative easing attraverso l’acquisto di ingenti quantità di titoli di stato (al fine di raggiungere l’obiettivo di un incremento dell’inflazione fino alla soglia del 2%) hanno determinato un apprezzamento del mercato azionario ed una fortissima svalutazione dello yen.
Il quadro macroeconomico dei paesi in via di sviluppo rimane indirizzato verso un graduale consolidamento della crescita, sostenuta dalle politiche espansive e di sviluppo messe in atto dai governi e dalle banche centrali locali, anche se le rilevazioni dei primi mesi dell’anno segnalano una crescita moderatamente più contenuta rispetto alla aspettative.
Le scelte operative
“Ultimamente abbiamo ricevuto molte domande riguardo la valutazione dei mercati”, spiega Heather Brilliant, responsabile della ricerca azionaria di Morningstar. “Curiosità legittime alla luce dei rally segnati da molte piazze finanziarie che rendono meno evidenti i segnali di entrata e di uscita dall’equity. La strategia adatta in questo periodo può essere riassunta nel concetto di essere selettivi. Solo perché i mercati si alzano e molte azioni sono diventate care, non significa che sui listini manchino le buone occasioni”.
Quali caratteristiche devono avere le azioni più interessanti? “In generale è bene preferire i titoli delle società che hanno un miglior vantaggio competitivo all’interno del comparto in cui lavorano”, risponde Brilliant. “Le nostre analisi hanno dimostrato che, anche quelle più care, di solito danno un rendimento migliore nel lungo periodo”. Fra i nomi più interessanti elencati dagli analisti di Morningstar ci sono i colossi GlaxoSmithkline e Astrazeneca che hanno una buona posizione di vantaggio in un settore con alte barriere all’ingresso come quello farmaceutico. Fra i beni di consumo, meglio scegliere un sotto-settore come quello della grande distribuzione che permette di avere un approccio più diversificato. I nomi più gettonati sono quelli dell’inglese Tesco e del francese Carrefour. Nell’IT piace Infineon, mentre nel settore auto i giudizi sono positivi per i marchi con una buona esposizione ai mercati emergenti come Bmw e Volkswagen.
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