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Under Armour, il gioco si fa duro

Il marchio americano dello sport continua a crescere nelle vendite ma il mercato sembra troppo ottimista. La forte concorrenza nel settore e la compressione dei margini di profitto invitano a essere più cauti. 

Francesco Lavecchia 21/05/2013 | 15:37
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Under  Armour (UA) piace ai consumatori, ma agli investitori anche di più. A guardare i tassi di crescita del fatturato della società leader nell’abbigliamento per lo sport, mai sotto il 18% negli ultimi dieci anni, si direbbe che gli americani non riescano a fare a meno dei suoi prodotti, tuttavia UA opera in un settore molto competitivo e molto legato al mutevole umore dei consumatori. Questo, secondo i nostri analisti, non giustificherebbe le eccessive aspettative del mercato che scambia il titolo Under Armour attorno ai 62 dollari. Circa due volte la stima del nostro prezzo obiettivo che è pari a 37 dollari.

Le problematiche del settore
Sebbene siamo convinti che UA possa continuare a crescere a un ritmo medio del 20% per i prossimi cinque anni, anche grazie all’espansione della sua offerta in altre categorie di prodotto, ci sono alcuni aspetti che frenano il nostro ottimismo. L’industria dello sport, e in particolare quella delle calzature sportive, si distingue per un elevato grado di competizione e per la necessità di realizzare elevate economie di scala che senza una larga esposizione sul mercato globale sono difficili da raggiungere. Sottrarre ai concorrenti fette di mercato risulta inoltre difficile a causa del comportamento dei consumatori che tendono a essere fedeli a proprio marchio di fiducia, a rivolgersi a quelli specializzati in particolari discipline o ad essere attratti da marchi evocativi come ad esempio Nike per le scarpe da basket.

Margini sotto pressione
L’altra criticità riguarda il livello di  profittabilità di Under Armour nel lungo periodo. Il piano di crescita, sia territoriale che per linee di prodotto, che il gruppo americano sta operando rischia a nostro avviso di pesare sui margini di profitto. L’espansione della rete di vendita implica maggiori costi di gestione, oltre che delle spese legate al marketing e al customer care. Nel segmento del footwear, inoltre, che già di per sé presenta margini di profitto più bassi rispetto a quelli dell’abbigliamento sportivo, UA non si presenta con un’offerta ad alto contenuto tecnologico, e questo a nostro avviso non le permetterà di vendere i suoi prodotti con un adeguato mark-up.  

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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