Ultimatum per l'Asia

L'indice della regione cresce ancora. Ma la situazione macroeconomica diventa sempre più precaria e non è detto che gli investitori siano disposti a regalare altro tempo. 

Marco Caprotti 30/05/2013 | 10:09
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Gli investitori hanno deciso di regalare all’Asia ancora un po’ di fiducia. L’indice Msci della regione (Giappone escluso) nell’ultimo mese (fino al 28 maggio e calcolato in euro) ha guadagnato quasi il 3%, portando a +4,1% la performance da inizio anno. Un andamento che si giustifica più con le speranze di una ripresa futura che non con l’andamento macroeconomico attuale della regione.

La Cina frena ancora
Si prenda la Cina da cui arriva una situazione nebulosa. Gli ultimi dati dicono che l’indice del settore manifatturiero, misurato da Hsbc, è sceso a maggio a 49,6 punti dai 50,4 di aprile. Un calo che ha rafforzato i timori sulla tenuta della seconda economia mondiale. Una lettura dell’indice sopra i 50 punti è sinonimo di espansione, sotto segnala contrazione). L’indice Pmi manifatturiero calcolato da Markit intervistando i responsabili degli acquisti aziendali è sceso, ad aprile, a 50,4 da 51,6 di marzo, con una contrazione maggiore rispetto ai dati preliminari.

La bilancia commerciale cinese, intanto, ha registrato ad aprile un surplus di 18,2 miliardi di dollari, in miglioramento rispetto al disavanzo di 880 milioni di dollari di marzo. Il risultato è più alto delle previsioni che accreditavano, per il mese scorso, un avanzo commerciale di 15,6 miliardi di dollari. Le importazioni, sempre ad aprile, sono aumentate del 16,8% a 168,9 miliardi di dollari, contro attese per un progresso dell’11,6%, mentre le esportazioni hanno segnato un incremento del 14,7% a 187,1 miliardi, sopra il +8,6% previsto.

Si salvano i piccoli
In realtà è tutta l’area che mostra problemi. “Molte delle economie emergenti asiatiche stanno faticando a portare avanti il ritmo di crescita tenuto alla fine dell’anno scorso”, spiega uno studio di Thomas White International. “In paesi popolosi come Cina, India e Indonesia elementi chiave della congiuntura come investimenti e consumi sono sotto pressione. A questo va unita la crisi dell’Europa che mette in difficoltà gli stati che vivono di esportazione”.

Va meglio negli stati più piccoli come Thailandia e Filippine. “Qui i consumi domestici e gli investimenti statali sono ancora forti”, continua lo studio. “Questi paesi iniziano a raccogliere i frutti delle riforme iniziate qualche anno fa. I bond di Manila, ad esempio, sono da poco stati promossi al grado di investment grade”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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