La ripresa mondiale è più a rischio di quello che sembra. Questo, almeno, è quello che pare indicare l’andamento del mercato obbligazionario mondiale. L’indice Barclays del segmento nell’ultimo mese ha perso l’1,35%, portando a -5,4% la performance da inizio anno. Segno che sono sempre di più gli investitori che non credono nella capacità degli emittenti di far fronte ai propri debiti.
Un esempio è quello del Tbond decennale: il rendimento (che nel caso dei bond viaggia in maniera inversa al prezzo) ha raggiunto i massimi degli ultimi 14 mesi. Un andamento che può essere interpretato come una riposta del mercato alle ipotesi circolate nei giorni scorsi di un possibile stop ai programmi di stimolo economico messi in campo dalla Federal Reserve.
Stop agli aiuti
Secondo i verbali dell’ultima riunione della Banca centrale Usa, “un certo numero” di membri del Federal open market committee (Fomc, il braccio operativo della Fed) si sono detti disposti a tirare il freno già dal prossimo meeting in calendario il 18 e 19 giugno. Due membri, invece, hanno indicato che un’ulteriore spinta all’allentamento monetario potrebbe essere necessaria se l’inflazione dovesse continuare a scendere. Al contrario, un membro del board avrebbe già voluto fermare l’acquisto di Treasury e bond ipotecari, mentre un altro ancora avrebbe voluto comprare ancora più obbligazioni. Il governatore Ben Bernanke ha testimoniato alla commissione economica congiunta del Congresso dicendo che una frenata del passo con cui acquista bond, ora pari a 85 miliardi di dollari al mese, potrebbe essere decisa “già nei prossimi meeting”. Il governatore ha però precisato che ciò avverrà solo se il mercato del lavoro mostrerà netti segnali di miglioramento.
C’è il sangue ma manca l’ossigeno
Uno stop del piano non sarebbe una tragedia per tutti. Secondo Bill Gross, gestore di Pimco e soprannominato dagli investitori the King of bond, la strategia di aiuti della Fed (di cui fa parte anche la politica dei tassi di interesse quasi a zero) e quelle seguite dalle altre maggiori banche centrali del mondo non sono la cura giusta per economie che avrebbero bisogno, invece, di riforme strutturali. “Questi aiuti hanno stabilizzato le economie, ma non sono in grado di riportarle sulla strada della crescita”, scrive nella sua ultima lettera mensile agli investitori. “Occorre ribellarsi alle idee delle banche centrali. Se non altro perché stanno dimostrando di non funzionare molto bene”. La questione, secondo Gross ruota intorno al rischio. “Una volta che i rendimenti, i differenziali e i premi per il rischio diventano bassi, ci sono meno incentivi a correre dei pericoli. In una situazione del genere la maggior parte degli investitori non vanno necessariamente verso gli asset che danno i maggiori rendimenti. Le scelte invece si frammentano su più strumenti. Gli istituti centrali fanno delle trasfusioni di sangue, ma poi manca l’ossigeno”.
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