L’Italia va in retromarcia. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino al 10 giugno e calcolato in euro) ha perso il 5% portando a -1,5% la performance da inizio anno. Andamenti che stridono con quelli fatti segnare negli stessi periodi dal resto d’Europa. I fondi specializzati sulla Penisola nelle ultime quattro settimane hanno segnato -2%
Il quadro macro
Gli investitori, del resto non possono fare a meno di adeguarsi alla realtà macro del Belpaese dove il Pil (Prodotto interno lordo), secondo gli ultimi dati Istat che aggiornano quelli del 15 maggio, è peggiorato nel primo trimestre 2013: il calo congiunturale è passato da -0,5% a -0,6% e quello tendenziale da -2,3% a -2,4%. La produzione industriale è scesa dello 0,3% ad aprile. In quattro mesi la produzione è calata del 4,7%. A maggio, intanto, l’indice del clima di fiducia dei consumatori è tornato a diminuire e ha toccato il livello di 85,9 da 86,3 di aprile. Il Rapporto annuale dell’Istituto di statistica, disegna uno scenario a tinte fosche. La pressione fiscale in Italia, dice il report, è al top in Europa, seconda solo a quella francese, rispettivamente al 44% del Pil e al 46,9%. L’Istat ha approfondito anche gli effetti delle nuove regole fiscali europee (pareggio di bilancio strutturale e Fiscal compact). L’analisi dell’Annuario mostra che un Paese in condizioni analoghe a quelle dell’Italia per debito pubblico e andamento del Pil impiegherebbe 80 anni per raggiungere il 60% nel rapporto debito/Pil. In tale contesto, sei milioni di persone sono senza lavoro e vorrebbero trovare un’occupazione. E cresce il numero dei cosiddetti Neet (acronimo dell’espressione Not in education emplyment or training, che indica i giovani che non studiano e non lavorano). “Sono oramai in questa posizione due milioni e 250mila giovani, il 23,9%”, dice l’Istat. Il numero dei Neet nel 2012 è aumentato di 95 mila unità. Dal 2008 l’incremento è stato del 21,1% pari a 391mila giovani in più.
Il futuro dipende da…
La Banca d’Italia, intanto, vede nero. “In Italia la debole ripresa seguita alla crisi finanziaria globale si è interrotta nella seconda metà del 2011, quando le tensioni hanno investito il nostro mercato dei titoli di Stato”, ha detto il governatore Ignazio Visco durante l’ultima assemblea dei soci dell’istituto centrale. “Si è innescato un circolo vizioso tra le condizioni del debito pubblico, delle banche, del credito e dell’economia reale. L’anno scorso l’attività economica si è contratta del 2,4%. Anche quest’anno si chiuderà con un forte calo dell’attività produttiva e dell’occupazione. L’inversione del ciclo economico verso la fine dell’anno è possibile. Dipenderà dall’accelerazione del commercio mondiale, dall’attuazione di politiche economiche adeguate, dall’evoluzione positiva delle aspettative e delle condizioni per investire e dalla disponibilità di credito”.
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