I gestori mettono insieme i pezzi del complesso puzzle economico e finanziario e sono più cauti nel fare previsioni per la seconda parte dell’anno. Sono due le grandi incognite: le future mosse delle Banche centrali e la congiuntura. È quanto emerge dal consueto sondaggio condotto da Morningstar tra le principali società di gestione e intermediazione che operano in Italia
Europa, più prudenza
Le piazze finanziarie europee continuano a essere quelle che raccolgono i maggiori consensi da parte dei gestori, ma la percentuale di ottimisti per la seconda parte dell’anno è scesa dall’80% di maggio al 71,4% di giugno. Gli indicatori macroeconomici sono migliorati il mese scorso rispetto ai precedenti, tuttavia la situazione rimane recessiva. Nei paesi periferici i prestiti delle banche alle imprese continuano a diminuire e questo potrebbe aprire la strada a nuove manovre espansive da parte della Banca centrale europea (Bce). Per quanto riguarda le valutazioni, i gestori non esprimono un giudizio unanime: per alcuni sono ancora allettanti, per altri un po’ “tirate”. Le previsioni per Piazza affari non si discostano da quelle delle altre Borse europee.
Usa, in attesa della Fed
Dopo che la Federal Reserve ha detto che potrebbe cambiare la sua strategia se l’economia continuerà a dare segnali di rafforzamento, gli investitori hanno assunto una posizione più neutrale nei confronti delle azioni. Il 50% degli intervistati prevede un incremento delle quotazioni degli indici di Wall Street nei prossimi sei mesi (erano il 60% a maggio), contro un 14,3% di pessimisti (13% il mese scorso). Dal punto di vista macro, i due fattori tenuti in maggior considerazione sono il mercato immobiliare in ripresa e il tasso di disoccupazione in calo. Le valutazioni sono giudicate eque se confrontate con i fondamentali delle aziende.
Tokyo in pausa
A giugno si ridimensiona l’entusiasmo per la Borsa giapponese. Per il 57% dei gestori potrà ancora apprezzarsi nei prossimi sei mesi (erano il 67% a maggio), mentre circa il 43% si aspetta stabilità attorno agli attuali livelli, dopo il rally della prima parte dell’anno. Il trend futuro sarà influenzato principalmente dalle dinamiche di crescita globale e dall’attuazione delle riforme necessarie per rilanciare l’economia.
Asia in tensione
I listini asiatici non piacciono più come una volta. Un gestore su due è convinto che potranno salire nei prossimi sei mesi (erano il 67% a maggio), mentre un altro 43% non prevede grandi variazioni rispetto ai livelli attuali. Gli investitori sono preoccupati soprattutto per il rallentamento della crescita cinese, per l’aumento delle pressioni inflazionistiche e per le tensioni geopolitiche.
Bond, la lenta risalita dei rendimenti
A maggio i rendimenti dei titoli obbligazionari core dell’area euro, come il Bund tedesco, sono risaliti leggermente, ma i gestori non prevedono ulteriori incrementi significativi, considerata la situazione economica recessiva. Oltre il 57% degli intervistati si attende una discesa dei prezzi nei prossimi sei mesi e il 43% prospetta, invece, un’oscillazione delle quotazioni attorno agli attuali livelli. I fund manager si aspettano anche una stabilizzazione dei prezzi dei titoli di stato periferici, compreso il Btp italiano.
Negli Stati Uniti, l’andamento del Treasury sarà influenzato principalmente dalle decisioni delle Fed e dalla situazione congiunturale. Il 57% dei gestori prevede una discesa dei prezzi nei prossimi sei mesi, percentuale che è diminuita rispetto al mese scorso (66,7%) a fronte di un incremento di chi non si attende grandi variazioni.
Euro debole
Si rafforza la convinzione dei gestori che il dollaro si apprezzerà nei confronti dell’euro nei prossimi mesi. Il 78,6% degli intervistati si esprime in questo senso, contro il 60% di maggio. La ragione è nel diverso stadio del ciclo economico: gli Stati Uniti sono in fase di ripresa, mentre l’Eurozona è in recessione. In questo contesto, la Fed dovrebbe rivedere la politica ultra-espansiva in senso più restrittivo, mentre la Bce potrebbe dover estendere i suoi programmi di politica monetaria. Il dollaro, inoltre, è considerato un rifugio dalla perdita di valore degli asset più rischiosi (come le azioni), di fronte all’inversione di rotta della banca centrale americana.
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 6 e il 13 giugno, 14 delle principali società di gestione e intermediazione operanti sul territorio. Si tratta Aletti Gestielle, Albemarie asset management, Amundi Sgr, Carmignac Gestion, Eurizon Capital Sgr, InvestBanca, Investitori Sgr, La Française Am, M&G, Nemesis Am, Pioneer IM, Swiss&Global AM Sgr, Union Bancaire Privéee, VG asset management.
Le previsioni dei gestori per il secondo semestre 2013 saranno oggetto della sessione di formazione riservata agli utenti Premium, in programma venerdì 14 giugno alle 11.30.
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