Sono tempi duri per i gestori che vogliono inserire gli Etf in portafoglio. La crisi dei mercati, la complessità degli strumenti replicanti che arrivano sul mercato e la gestione dei costi rendono sempre più difficile scegliere lo strumento giusto. “Gli investitori istituzionali si concentrano di solito sul patrimonio in gestione nella scelta di un replicante, in quanto la liquidità è di solito proporzionale agli asset gestiti. Ma è un approccio incompleto”, dice François Millet, managing director e product line manager Etf & indexing di Lyxor. “Tra gli strumenti che replicano lo stesso indice ci sono differenze di performance anche di diverse dozzine di punti base tra il migliore e il peggiore. Avere delle commissioni di gestione basse non è garanzia di rendimenti più elevati (questo nonostante la maggior parte degli utilizzatori indichi i costi come principale criterio di scelta, ndr). Gli investitori dovrebbero scegliere il proprio Etf con attenzione, focalizzandosi sulla qualità di gestione, che nella replica si riflette nel tracking error, nella liquidità e nella trasparenza”.
Il boom degli Etf, negli Stati Uniti come in Europa, dice Millet, deriva sostanzialmente dall’incapacità che i gestori attivi hanno dimostrato negli ultimi dieci anni nel sovraperformare con costanza il mercato. “Questo ha spinto gli investitori verso il concetto di ‘comprarsi il benchmark’, eliminando quindi la componente di gestione attiva. Detto questo, gli indici non sono certo perfetti, anzi, quelli classici, ponderati a capitalizzazione di mercato, hanno dimostrato negli ultimi anni tutti i loro limiti, in quanto sovrappesano con facilità aziende troppo valutate”.
Una scelta complessa
L’avvento degli strumenti smart-beta (per approfondire, clicca qui) ha dato nuovo impulso al mondo della replica, ma ha reso più sofisticato l’uso degli Etf e quindi anche la selezione del replicante più adatto alle proprie esigenze. “Scegliere un Etf sulla base di un solo criterio non ha senso, specialmente con indici complessi”, prosegue Millet. “Si può selezionare quello che ha guadagnato di più nel recente passato e rischiare di rimanere delusi negli anni successivi a causa dell’elevato tracking error (differenza della performance giornaliera rispetto all’indice). Alternativamente, si può guardare la volatilità delle prestazioni e il tracking error, ma scoprire in seguito che questi parametri cambiano anche sensibilmente se si tiene conto dei costi di transazione”.
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